Valerio Di Cesare. <span>Foto SSC Bari </span>
Valerio Di Cesare. Foto SSC Bari
Calcio

Parla Di Cesare: «Cosenza guerra calcistica». Poi si commuove pensando alla finale persa

Conferenza stampa del capitano a tre giorni dalla decisiva trasferta in Calabria

Anche lacrime al termine della conferenza stampa del capitano del Bari, Valerio Di Cesare, che ha toccato diversi punti nevralgici di quanto accaduto nel Bari in questa dannatissima (sin qui) stagione. Di seguito pertanto le parole del calciatore romano a tre giorni dalla delicatissima trasferta di Cosenza, crocevia per le sorti del Bari in chiave salvezza. Le lacrime sono arrivate in chiusura quando gli è stata posta una domanda sulla finale persa la scorsa stagione. Allora il numero 6 del Bari, che dopo l'11 giugno era rimasto chiuso in casa diversi giorni, non ha trattenuto la commozione ed ha concluso la conferenza stampa così: «Se ripenso che sei anni fa mi allenavo...». Segno di una ferita ancora apertissima.

UN'ANNATA DIFFICILE
«Questo è il calcio e nemmeno io me l'aspettavo andasse così. Dopo Lecco e Feralpisalò ci credevo ai playoff, perché cerco di essere positivo e poi venivamo da due successi consecutivi. Io ci ho sempre creduto e per questo ho deciso di continuare a giocare. Credevo anche nel mister Iachini, ma poi le cose non sono andate come ci aspettavamo un po' tutti ed oggi ci ritroviamo in questa situazione».

IL GRUPPPO HA VOLUTO L'ESONERO DI IACHINI?
«Intanto non so cosa abbia detto Mattia (Maita), che per me è libero di dire quello che pensa, ma ribadisco che non c'è stato niente contro mister Iachini. Non sono arrivati i risultati e questo ha inciso in maniera negativa, in genere paga sempre l'allenatore per primo in questi casi. Leggere che sia stato io o qualcun altro a fare fuori il mister è brutto. Ho 41 anni e in carriera penso di aver dimostrato qualcosa, di aver avuto rispetto per tutti. Lo avevano detto anche quando sono andati via Auteri e Mignani. La cosa pessima di quest'anno è che escano tante cose (dallo spogliatoio), cose che non dovrebbero uscire. Di certo non avrei mai pensato di lottare per non retrocedere. Ci sarebbe stata una delegazione nostra? Io mi concentro solo sul Cosenza. Il confronto c'è sempre stato ma io faccio il calciatore e per me queste sono solo stronzate. Anche con Mignani: io non mi sono mai permesso di fare fuori o far richiamare un allenatore. Devo solo dare il massimo per questa squadra e questa maglia, il resto non mi compete».

COSA CONTA NELLE ULTIME 4 PARTITE
«Non dobbiamo dare colpe, ora non serve. Conta il Bari e la sua salvezza, che è vitale. Sei anni fa mi ricordo che mi allenavo al campetto di Carbonara e tornare a retrocedere significherebbe fallire clamorosamente. Io non ho mai cercato alibi e non li cercherò nemmeno ora. Dobbiamo dare tutti di più, restare concentrati 100 minuti non 70 o 80, dobbiamo evitare di subire sempre gol in avvio. Cosenza conta come la finale contro il Cagliari e per noi sarà una guerra calcistica».

NESSUN PROBLEMA CON PUSCAS
«Nella mia carriera mi sono sempre preso le mie responsabilità ed in campo sono uno che fa casino. Non è successo nulla con lui, mi sono incazzato per aver preso un'ammonizione al ventesimo, ma mi sono arrabbiato anche con Lulic altre volte per esempio».

SALVEZZA POSSIBILE
«Sì, il Bari si deve salvare per forza. So che è difficile e che nessuno se lo aspettava, ma dobbiamo mettercela tutta perché non succeda. Come e quando ci salveremo, a me non importa. Dobbiamo salvarci».

L'AVVERSARIO
«Partita tosta perché loro comunque hanno giocatori forti. Per me Tutino con Pohjanpalo è uno dei più forti della categoria, ora soprattutto che è maturato. Per noi sarebbe una tragedia la retrocessione, non voglio nemmeno pensarci».

IL MODULO
«Questa squadra è stata costruita con gli esterni, almeno questo penso. Però ora conta solo vincere e salvarsi».



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