bari benevento. <span>Foto Ssc Bari</span>
bari benevento. Foto Ssc Bari
Calcio

Aggrappato alle vecchie certezze. Da sogno a obiettivo: ora il Bari deve inseguire la serie A

Antenucci e Folorunsho abbattono il Benevento. Galletti bravi a sfruttare gli episodi, e Polito suona la carica

Vittoria doveva essere, e vittoria è stata. Senza fronzoli, badando solo al sodo. Il Bari ritrova il successo, ed è di quelli che valgono sei punti. Bastano i goal di Antenucci e del rientrante Folorunsho per decidere il 2-0 sul Benevento al San Nicola, che permette ai galletti di relegare in un angolino della memoria lo stop di Terni, ma soprattutto di riportarsi al terzo posto, a +1 sul Sudtirol che sarà l'avversario nello scontro diretto a Bolzano del lunedì di Pasqua.

E queste sono le buone notizie, ampiamente sottolineate dal ds Polito a fine gara, in quello che è stato a metà strada tra un discorso motivazionale e un duro sfogo contro una «Minoranza che dà fastidio» perché «Non va mai bene niente». Un ragionamento, quello di Polito, inattaccabile, numeri alla mano. Eppure un uomo di calcio come lui saprà certamente quale e quanta è la passione di una grande piazza del Sud, e quanto questo fermento possa assumere a volte il contorno troppo rigido e severo di una tifoseria (o parte di essa, almeno) eccessivamente esigente. Non va dimenticato che questa piazza, forse anche in maniera sovradimensionata rispetto alla reale portata del problema, non vive con serenità l'altissima classifica del suo Bari, scossa dagli interrogativi sulla multiproprietà che sfociano anche nel "paradosso del freno a mano" (l famoso «Non vogliono salire», tanto per capirsi).

E, allora, la soluzione è una sola: pazienza. Bene, anzi benissimo, fa Polito a ricordare da dove è partito il Bari, quali fossero gli obiettivi iniziali e quale sia la "magnitudo" dell'impresa compiuta fin qui, che vada a buon fine o meno. E, per la prima volta, il ds l'ha detto chiaramente: «Il Bari vuole andare in serie A, lottiamo per quello», con l'umiltà che compete a chi sta facendo qualcosa di impronosticabile anche solo a luglio. E altrettanto bene fa Polito a insistere sul fatto che il Bari non è diventato il Real Madrid (perché non lo è diventato), e che l'umiltà è la chiave per raggiungere qualsiasi sogno (o, ormai, obiettivo); quantomeno per provarci. Che Polito si sia sbilanciato così apertamente perché dalla società ha avuto rassicurazioni sul futuro? Difficile dirlo, ma non pensarlo sarebbe impossibile.

Fatto sta che, sul campo, squadra e mister Mignani hanno dato sempre, anche quando le cose (spesso per ragioni diverse) non sono andate bene, questa impressione. Insomma, è quanto basta per calmare gli animi dei retroscenisti, tornati clamorosamente alla ribalta dopo la sconfitta di Terni. Se la serie A non verrà, sicuramente non sarà per volontà societaria o di chiunque altro; Polito ha dato la sua parola, e fin qui - anche se non sempre condividendone i modi e i toni - non ha mai dato alla piazza motivo per non fidarsi.

Certo, va detto che la vittoria contro il Benevento non è stata tutto oro sotto il sole. Nella prima mezz'ora di gioco il Bari ha visto le streghe (in tutti i sensi), al cospetto di una squadra inspiegabilmente invischiata nella lotta per non retrocedere, e affamata di punti salvezza. I galletti si sono presentati in campo un po' spenti, con poche idee: Bellomo statico, attaccanti imprecisi e mal serviti. Vero è che la squadra di Stellone non ha creato granché, ma il Bari ha comunque sofferto il 4-4-2 camaleontico dei campani, senza trovare soluzioni.

Ma il calcio, ormai si sa, è fatto di episodi, che devi essere bravo a portare dalla tua parte. Prima il rigore non dato al Benevento sul tocco di Vicari in area con la mano (episodio al limite, non fischiarlo non è comunque uno scandalo), poi la doppia espulsione di Acampora al 37' di gioco: le due sliding doors che indirizzano la partita nel senso del Bari, bravo comunque a cogliere l'occasione.

Una menzione di merito va data a mister Mignani, che (testuale di Polito) «Integralista» com'è ha avuto il coraggio di "sconfessarsi" a inizio ripresa, tirando fuori Maita per mettere Morachioli. Il passaggio al 4-2-4, con Morachioli e Bellomo larghi, ha consentito al Bari di aprire le maglie della difesa sannita, trovare il varco giusto per arrivare al tiro. La vivacità dell'ex Renate si è dimostrato l'arma vincente per sbloccare lo stallo e portare a casa un successo che dire fondamentale sarebbe fin troppo riduttivo. Il resto? Lo fa ancora il Var: il tocco di Foulon su Cheddira c'è (non è eclatante), la revisione al video induce il signor Piccinini a fischiare un rigore che Antenucci calcia non bene, ma quanto basta per battere Paleari e dare un senso nuovo a tutta la gara.

Ma la notizia veramente positiva è il ritorno di Folorunsho, che nei 20' abbondanti che gioca crea il panico nella difesa del Benevento, rimasto addirittura in nove per il rosso a Viviani. Progressione, sprint, tecnica, tiro: le qualità che nei suoi due mesi di assenza per infortunio sono mancate tremendamente al Bari di Mignani. Folorunsho si fa riabbracciare, da figliol prodigo, portando in dote il goal del 2-0 con un missile su punizione, una carezza all'incrocio al primo pallone toccato, e tanta positività. Un recupero fondamentale in vista dello sprint decisivo verso i playoff o (giusto crederci, la matematica lo dice) la promozione diretta. La consapevolezza di poter contare sulle vecchie certezze, Antenucci e Folorunsho, in vista del finale di campionato dà motivazioni in più per crederci.

Già, il finale di campionato. Ora c'è la partita della verità, il turno di Pasquetta che opporrà il Bari al Sudtirol, sul campo di Bolzano. Certo, con l'attuale posizione di classifica un segno X non farebbe strappare i capelli, ma a Bolzano va a giocare per il pareggio chi sogna la promozione; adesso, invece, la serie A per il Bari è diventato un obiettivo, e giocarsela per vincere è un obbligo che viene di conseguenza. Non si nasconde più nessuno: il Bari c'è, può e deve inseguire la serie A fino alla fine. Crederci è un obbligo a cui non ci si può sottrarre.
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