Avellino bari. <span>Foto Ssc Bari</span>
Avellino bari. Foto Ssc Bari
Calcio

Ad Avellino un'altra delusione per il Bari. Passo indietro dei biancorossi?

Vivarini paga le assenze e la maggiore voglia degli avversari dopo l'effetto "scossa". Ora due prove-verità

Il Bari non riesce a innestare la quarta. Si ferma a tre la striscia di vittorie consecutive dei biancorossi targati Vivarini, che ad Avellino impattano 2-2 in un match pazzo e ricco di colpi di scena. Andamento ondivago per tutta la gara da parte delle due squadre, che alla fine non si fanno male, o forse. Ma quando non si può vincere allora è bene non perdere, e il Bari la "sfanga" in fin dei conti, pur con qualche rimpianto.

E dire che a partire meglio sono stati proprio i galletti, con un tiro di Neglia innescato da Simeri e parato da Tonti. Poi la topica di tutta la difesa al minuto 8', con Di Cesare lasciato solo da Perrotta a contrastare il centometrista Charpentier, che infatti lo brucia e beffa un Frattali non irreprensibile sotto le gambe.

Al Bari, però, va dato il merito di non essersi fermato a leccarsi le ferite e di aver reagito, dopo un primo tempo da fantasma della squadra quadrata e veloce vista nelle precedenti uscite. Nella ripresa l'uno-due firmato da un sempre più importante Simeri lasciava presagire un'altra domenica di trionfo, ma così non è stato. Ci pensa Illanes con una palombella beffarda, più trovata che realmente cercata, a mandare tutti a casa con un bel nulla di fatto.

Il rammarico per il Bari deve essere soprattutto la classifica: i biancorossi non approfittano degli scontri diretti fra Monopoli e Reggina (1-2) e fra Catanzaro e Potenza (0-2), permettendo ai lucani di allungare a +5 e ai calabresi di staccarsi a +3 insieme alla Ternana. Resta sopra al Bari anche il Monopoli: 18 a 19 in favore dei gabbiani lo score attuale.

Questa l'urgenza principale per Vivarini al momento. Sulla prova non bellissima della squadra si può ragionare. Si è trattato di un passo indietro? Certamente sì, soprattutto alla luce della brillante vittoria interna contro la Ternana. Ci sono, però, delle attenuanti. In primo luogo la maggiore verve dell'Avellino, squadra che aveva vinto gli ultimi due precedenti e che dall'effetto "scossa" dopo l'ingaggio di Capuano e l'esonero di Ignoffo ha tratto nuova linfa vitale. In molti avrebbero fatto fatica ieri al Partenio, e in particolare il Bari considerato il peso della classica del Sud Italia. La tana dei lupi irpini negli ultimi anni per i galletti pugliesi è un terreno dove si coltivano solo delusioni, più o meno brucianti.

Sul bilancio della prova dei baresi pesa anche l'assenza di alcune frecce acuminate nella faretra del mister. Dalla squadra titolare mancavano due pedine fondamentali: Hamlili a centrocampo è - di fatto - insostituibile, Antenucci è uno senza il quale viene inevitabilmente meno l'effetto "la possiamo sbloccare in qualsiasi momento". Dalla conta dei feriti ne esce peggio sicuramente la mediana. Awua è un'ira di Dio come energia e mobilità, ma non ha la disciplina tattica del più esperto Zac Hamlili, e la differenza si è sentita. Alla luce della prova non brillante del centrocampo, forse, andrebbe riconsiderata anche la posizione di Scavone: l'ex Parma e Lecce non ha impressionato in avvio di stagione, ma la sua assenza ieri ha costretto Vivarini ad optare per Schiavone e Bianco insieme dal 1'. E la cosa evidentemente non funziona, perché i due finiscono inevitabilmente per andare a occupare le stesse porzioni di campo, combinando poco quanto nulla. E neanche l'unica parte di turn over non obbligata convince poco: se Costa a sinistra si conferma in buona forma nonostante qualche acciacco, Kupisz a tutta fascia resta una specie di ibrido che a poco serve in entrambe le fasi. L'equilibrio che la squadra ha con Berra, a oggi, sembra un'altra cosa.

Dalla lista dei convocati mancava anche D'Ursi, uno che a partita in corso può essere arma velenosa, e Folorunsho è ancora in quella fase in cui la sua presenza in squadra è meramente numerica perché il post operazione al ginocchio ancora non è stato smaltito. Ne esce bene sicuramente l'attacco: Simeri si conferma bomber da goal pesanti, Neglia è stato tolto dalla naftalina e ha dimostrato coi fatti (come è abituato a fare lui) di essere una risorsa su cui Vivarini può e deve contare più di quanto non abbia fatto finora. Forse poteva essere anche l'occasione per rivedere Floriano, ma le sue caviglie malconce evidentemente non hanno convinto il tecnico della bontà di un rischio che non valeva la pena di prendere.

Chi ne esce peggio è, invece, la difesa: la Maginot che era stata per tre partite si è disgregata sul sintetico arso dal sole di Avellino. Il primo goal è frutto di errori individuali e di reparto marchiani, il secondo è fortunoso ma poteva essere evitato. Insomma, una bella sveglia per chi credeva di aver risolto una volta e per tutte il problema delle reti prese con troppa "allegria".

Di lavoro da fare ce n'è tanto per Vivarini. Quello che invece scarseggia è il tempo: già mercoledì si ritorna in campo, e al San Nicola arriverà un Catanzaro in cerca di riscatto dopo aver ceduto il passo alla capolista in casa sua. E poi ancora il Catania al Massimino, dove gli etnei cercheranno di risollevarsi dopo la cinquina subita a Vibo. Un doppio esame che la banda biancorossa non può fallire se vuole restare agganciata al treno delle prime e se, soprattutto, vorrà dimostrare che i progressi messi in mostra dopo il cambio in panchina erano davvero reali.
  • ssc bari
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