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Stabilimento Bosch di Bari, i sindacati: «Intervenire prima che avvenga il disastro»

La contrazione delle quote del diesel mette a repentaglio lo stabilimento e con esso i circa duemila lavoratori

«Occorre mettere in piedi tutte le soluzioni possibili, perché i lavoratori non possono continuare a pagare il prezzo della crisi sulla propria pelle. Bosch è una grande multinazionale, si adoperi per reindustrializzare lo stabilimento di Bari perché non c'è più tempo per le attese». Con queste parole, Samantha Partipilo, segretario provinciale di UGL Metalmeccanici, commenta la situazione dello stabilimento Bosch di Bari, dopo l'incontro tenutosi al riguardo questa mattina al Ministero per lo Sviluppo Economico.

Nubi nere si addensano sul futuro della fabbrica di Bari e sui circa duemila dipendenti ad oggi in forze nello stabilimento. Da anni si sta lottando contro una contrazione del lavoro, con accordi che i sindacati si sono trovati costretti a siglare e che loro stessi definiscono: «difficili, per abbassare il più possibile l'utilizzo degli ammortizzatori sociali».

La situazione non è ora delle più rosse, la contrazione delle quote del diesel sta ripercuotendosi pesantemente sul futuro dello stabilimento barese e porta verso una necessaria riconversione del sito prima che, come in altri casi, si arrivi quando è ormai troppo tardi per intervenire.

«Per riconvertirlo - sottolineano da Fim, Fiom, Uilm e UglM - nonostante la disponibilità della direzione aziendale ad allocarvi nuove produzioni, occorrono quanto meno molti anni, nonché ingenti investimenti, ma, a causa della diminuzione dei volumi, gli ammortizzatori sociali corrono il rischio di esaurirsi prima del previsto e la competitività del sito cala rapidamente».

«La direzione aziendale - aggiungono i sindacati - ha già portato alcuni prodotti nuovi non legati al diesel, come la e-bike, e altri ancora ha intenzione di portarne, inserendo Bari in una rete di solidarietà di Gruppo. Da soli però non ce la possiamo fare, anche perché lottiamo contro il tempo. Basti pensare che fino a ottobre 2020 abbiamo a disposizione solo 60 giornate di cassa integrazione».

Per questo motivo operai e rappresentanti sindacali fanno a gran voce un appello al governo e alla Regione Puglia, affinché siano disponibili innanzitutto tutto a rallentare la crociata contro il diesel, oltre a sostenere gli investimenti indispensabili alla riconversione industriale ed assicurare gli ammortizzatori sociali per il tempo necessario al pieno riavvio della produzione.

«Il caso della Bosch di Bari è emblematico - concludono - poiché costringe l'Italia a una scelta: abbandonare l'industria al suo destino, per poi piangere dinanzi alle chiusure e alla recessione, oppure fare una politica industriale simile a quella che fanno le altre nazioni, per favorire la riconversione verso le nuove tecnologie. Spesso si parla di sviluppo sostenibile o di legittima difesa degli interessi nazionali: una politica industriale efficace è il presupposto per entrambe queste politiche».
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