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Semi di cannabis autofiorente: come gestire l’illuminazione

Approfondimento speciale

La coltivazione di cannabis a livello casalingo è sempre più diffusa. Quando la si chiama in causa, è necessario rammentare la possibilità, nel momento in cui si scelgono i semi di marijuana da acquistare, di orientarsi verso gli autofiorenti. Popolarissimi da diversi anni a questa parte, questi semi hanno svariati aspetti positivi. Tra questi è possibile chiamare in causa la crescita rapida, ma anche la possibilità di ottenere piante di dimensioni contenute, adattissime nei casi in cui si ha intenzione di coltivare con discrezione (questo vale soprattutto se si procede outdoor).

Quando li si chiama in causa, è doveroso ricordare anche il loro non essere fotoperiodici. Questo significa che hanno esigenze relative all'illuminazione decisamente ridotte rispetto ad altre tipologie di semi. Attenzione: questo non significa che l'aspetto appena citato debba essere lasciato a se stesso. Esistono comunque delle linee guida da seguire quando si parla di illuminazione in fase di coltivazione dei semi di cannabis autofiorenti. Scopriamole assieme nelle prossime righe di questo articolo.

Cannabis autofiorente e luce: ecco cosa sapere

Come ben sa anche chi ha un livello di dimestichezza medio con la coltivazione della cannabis, quando si parla di autofiorenti si ha a che fare con una tipologia di piante in grado di crescere sulla base dell'età e a prescindere dalla luce. Sono diversi i breeder che ritengono che, al netto di quanto appena specificato, riflettere un attimo sul ciclo di illuminazione - senza per questo dare spazio a chissà che investimenti - possa aiutare a ottimizzare i risultati del raccolto.

Sono diverse le teorie alle quali si può fare riferimento in questi casi. Nell'elenco spicca, tra i vari esempi, il punto di vista di chi ritiene che il ciclo di luce di 24 ore sia l'optimum per coltivare la cannabis autofiorente. Un'altra scuola di pensiero è quella che, invece, vede in primo piano un'esposizione di 18 ore. Oggi come oggi, non ci sono evidenze che portano a pensare che sia meglio una strada piuttosto che l'altra. Dati alla mano, sono numerosi i breeder, sia esperti sia neofiti, che hanno ottenuto ottimi risultati con entrambe le metodologie.

Autofiorenti e ciclo di luce 12/2: funziona o no?

Quando si chiamano in causa i cicli di luce che si possono utilizzare con la cannabis autofiorente, un doveroso cenno va dedicato a quello 12/2. Quest'ultimo viene preso in considerazione di routine quando si ha a che fare con le piante fotoperiodiche.

C'è chi lo impiega anche per le autofiorenti. Per dovere di precisione è il caso di ricordare che rispetto alle opzioni elencate nelle righe precedenti è decisamente meno popolare.

Il raccolto si ottiene, su questo non ci sono dubbi. Nel momento in cui si opta per la soluzione a cui è dedicato questo paragrafo, bisogna però farsi trovare pronti a delle cime di qualità spesso scadente.

A questo punto, è naturale chiedersi in quali frangenti viene chiamato in causa lo schema 12/2. Nell'elenco è possibile citare il caso di chi vive in una zona in cui il clima è particolarmente caldo. In questi frangenti, il ciclo sopra citato è il non plus ultra per prevenire stress termici a carico delle piante.

Da non dimenticare anche il caso di chi coltiva indoor e ha la necessità - oggi purtroppo molto comune - di risparmiare sulla bolletta elettrica. Riuscirci è oggettivamente difficile se si lascia la luce accesa per 18 ore al giorno o addirittura per 24.

Ecco che, per non perdere di vista il portafoglio, torna utile il ciclo di illuminazione 12/2. Impiegarlo può rivelarsi la scelta giusta anche nei casi in cui, per sperimentare un po', si decide di coltivare in una medesima area interna sia piante autofiorenti, sia piante di cannabis regolari fotoperiodiche.
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