
Cronaca
Omicidio Telegrafo, alla base gli «atavici rancori tra Di Cosola e Strisciuglio»
L'agguato era stato deciso dopo «una lite tra la convivente di Sigismondo Strisciuglio e la madre di Luigi Guglielmi»
Bari - lunedì 16 giugno 2025
13.01
Nicola Telegrafo, per tutti «Girogola», figura di vertice del clan Strisciuglio, fu trafitto da sei colpi di un revolver. Alla base dell'omicidio di mafia, «una condizione di rafforzamento dell'aggregato criminale antagonista», quello dei Di Cosola, e la «conseguente affermazione della posizione di vertice del clan di Luigi Guglielmi».
Con lui, 42 anni, sabato pomeriggio sono finiti in carcere, su ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Paola Angela De Santis, anche il 30enne Giuseppe Cacucci e il 31enne Nicola Lorusso che sarebbero gli esecutori. Ai domiciliari, invece, la 52enne Porzia De Sario e il 57enne Vito Francavilla. Le accuse, a vario titolo, sono di omicidio doloso, oltre a porto e detenzione di armi e ricettazione, tutti aggravati dall'associazione a delinquere di stampo mafioso.
Quattro anni dopo il delitto, avvenuto il 28 maggio 2015, le indagini del pubblico ministero antimafia Domenico Minardi inquadrarono il movente. Si definì, tramite la collaboratrice di giustizia Eleonora Di Mario che «l'agguato era stato deciso» da Guglielmi dopo «una lite tra la convivente di Sigismondo Strisciuglio (Eugenia Prudente) e la madre di Luigi Guglielmi (Maria Laura Di Cosola) in seguito ad una discussione avvenuta tra due rampolli delle rispettive famiglie mafiose baresi».
Una lite avvenuta «fuori ad una scuola» raccontò la Di Mario fra la moglie di Sigismondo Strisciuglio e la sorella di Antonio Di Cosola in cui «la Di Cosola picchiò selvaggiamente l'altra donna e per la quale intervenne proprio Telegrafo». Un affronto da lavare col sangue. «Praticamente Luigi è il mandante di Nicola Telegrafo - disse ancora la Di Mario - e Cacucci e Nico sono gli esecutori, non pesate che quello è grosso, perché quello per non farsi riconoscere ha riempito il giubbotto».
Secondo gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Bari, diretta dal primo dirigente Filippo Portoghese, Lorusso avrebbe premuto il grilletto, mentre Cacucci sarebbe rimasto alla guida della Fiat Punto. In realtà, hanno ipotizzato gli inquirenti, l'omicidio sarebbe derivato dagli «atavici rancori che il clan Di Cosola riservava verso gli Strisciuglio che negli anni sono sfociati in diversi conflitti a fuoco, in cui hanno perso la vita diverse persone, anche vittime innocenti» a Bari.
Tra i vecchi rancori il collaboratore ha ricordato anche «il tentato omicidio ai danni del padrino dello stesso Guglielmi, Giuseppe Mercante, avvenuto il 22 agosto 2012 e l'agguato armato del 30 aprile 2015 ad opera del clan Strisciuglio nei confronti di Luigi Luisi, durante il quale perse la vita il figlio di quest'ultimo, Antonio».
Con lui, 42 anni, sabato pomeriggio sono finiti in carcere, su ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Paola Angela De Santis, anche il 30enne Giuseppe Cacucci e il 31enne Nicola Lorusso che sarebbero gli esecutori. Ai domiciliari, invece, la 52enne Porzia De Sario e il 57enne Vito Francavilla. Le accuse, a vario titolo, sono di omicidio doloso, oltre a porto e detenzione di armi e ricettazione, tutti aggravati dall'associazione a delinquere di stampo mafioso.
Quattro anni dopo il delitto, avvenuto il 28 maggio 2015, le indagini del pubblico ministero antimafia Domenico Minardi inquadrarono il movente. Si definì, tramite la collaboratrice di giustizia Eleonora Di Mario che «l'agguato era stato deciso» da Guglielmi dopo «una lite tra la convivente di Sigismondo Strisciuglio (Eugenia Prudente) e la madre di Luigi Guglielmi (Maria Laura Di Cosola) in seguito ad una discussione avvenuta tra due rampolli delle rispettive famiglie mafiose baresi».
Una lite avvenuta «fuori ad una scuola» raccontò la Di Mario fra la moglie di Sigismondo Strisciuglio e la sorella di Antonio Di Cosola in cui «la Di Cosola picchiò selvaggiamente l'altra donna e per la quale intervenne proprio Telegrafo». Un affronto da lavare col sangue. «Praticamente Luigi è il mandante di Nicola Telegrafo - disse ancora la Di Mario - e Cacucci e Nico sono gli esecutori, non pesate che quello è grosso, perché quello per non farsi riconoscere ha riempito il giubbotto».
Secondo gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Bari, diretta dal primo dirigente Filippo Portoghese, Lorusso avrebbe premuto il grilletto, mentre Cacucci sarebbe rimasto alla guida della Fiat Punto. In realtà, hanno ipotizzato gli inquirenti, l'omicidio sarebbe derivato dagli «atavici rancori che il clan Di Cosola riservava verso gli Strisciuglio che negli anni sono sfociati in diversi conflitti a fuoco, in cui hanno perso la vita diverse persone, anche vittime innocenti» a Bari.
Tra i vecchi rancori il collaboratore ha ricordato anche «il tentato omicidio ai danni del padrino dello stesso Guglielmi, Giuseppe Mercante, avvenuto il 22 agosto 2012 e l'agguato armato del 30 aprile 2015 ad opera del clan Strisciuglio nei confronti di Luigi Luisi, durante il quale perse la vita il figlio di quest'ultimo, Antonio».