antonella laricchia movimento 5 stelle
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Politica

Doppia preferenza di genere, ecco la proposta del Movimento 5 Stelle

Le consigliere pentastellate con il senatore dell'Olio hanno presentato la loro idea, prevista la bocciatura delle liste che non rispettino il 60-40% uomo/donna

«Siamo stanchi dei continui giochetti della maggioranza per l'introduzione della doppia preferenza di genere, a cui non è mai seguito niente di concreto. Non si può arrivare a fine legislatura senza che siano riusciti ad accordarsi su tre proposte di legge presentate da loro stessi, in modo da arrivare a un testo unico per portare la Puglia ad adeguarsi a quanto stabilito dalla norma nazionale in materia di legge elettorale. E non capiamo come pensano di riuscirci nella prossima seduta della VII commissione fissata (forse) per il 15 luglio. Ora ci pensiamo noi, con una proposta di legge chiara e semplice, che non prevede ulteriori modifiche alla legge elettorale regionale, ma solo quella sulla parità di genere a partire dalle prossime regionali e non dal 2025».

Lo hanno dichiarato la candidata presidente del M5S alla Regione Puglia Antonella Laricchia, le consigliere regionali Grazia Di Bari e Rosa Barone e il senatore Gianmauro Dell'Olio, nel corso della conferenza stampa in cui è stata illustrata la proposta di legge presentata dal gruppo consiliare del MoVimento 5 Stelle per la "Modifica degli articoli 7 e 8 della legge regionale 28 gennaio 2005, n. 2 (Norme per l'elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta regionale).

La proposta, oltre all'introduzione della doppia preferenza di genere già a partire dalle prossime regionali, prevede anche la mancata presentazione delle liste che nella composizione non rispettino la percentuale prevista di presenza dei due generi, ovvero 60% - 40%, invece della sola sanzione attualmente prevista.

«Dal momento che le chiacchiere ci piacciono poco - hanno continuato le pentastellate - abbiamo dapprima chiesto un parere a due amministrativisti per individuare lo strumento più idoneo per adeguare la normativa regionale ai principi statali e costituzionali, per poi depositare la legge di riforma dell'attuale L.R. n. 2/2005. La mancata introduzione della doppia preferenza di genere rischia, infatti, di esporre la Regione a ricorsi che potrebbero portare addirittura all'annullamento del voto di settembre. Sia chiaro che non accetteremo alcun emendamento come quelli di cui abbiamo sentito parlare per introdurre la sospensione della carica di consigliere se si è nominati assessori. La parità di genere è una cosa seria e non va barattata con le poltrone. Non è possibile essere commissariati dal Governo, quando Emiliano al momento dell'elezione aveva detto che la modifica della legge elettorale sarebbe stata il primo punto della sua legislatura. Oggi invece se ne lava le mani scaricando tutto sul Consiglio. Le donne evidentemente per lui non valgono tanto: ne prendiamo atto e ce ne ricorderemo quando farà la parte di metterle come capolista per lavarsi la coscienza. Per una volta, la prima e l'ultima, accogliamo l'appello che la maggioranza ci aveva fatto in VII Commissione: far diventare realtà la doppia preferenza di genere. Il testo è pronto, semplice e chiaro. Sono disposti a votarlo con noi senza il giochetto in aula del voto segreto?».

«La Puglia - ha incalzato il senatore Gianmauro Dell'Olio - è una delle ultime regioni che deve adeguarsi non tanto al dettato normativo della L. 20/2016, quanto ai principi degli articoli 3 comma 2 e 51 comma uno della Costituzione, laddove si prevedono le pari opportunità tra i generi e soprattutto l'importanza della rimozione degli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini. Ciò che rende la situazione paradossale, è che si sia dovuti arrivare alla fine della legislatura, con l'assist del Ministro Boccia, per cercare, e io dovrei dire invece per riuscire a modificare la legge elettorale pugliese quando proprio l'attuale presidente Emiliano si è trovato nel 2015 senza donne elette, tanto che cercò di bypassare il problema degli assessori nominando tre delle nostre elette senza chiedere prima alcunché a nessuna, e di fatto costringendole a declinare la nomina».
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