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Scuola e Lavoro

Coronavirus: il gran caos delle lezioni online in Puglia

Secondo un sondaggio della Uil pochi strumenti, didattica a singhiozzo e disabili penalizzati

Giorni difficili su tutti i fronti a causa del Coronavirus e della quarantena che dura ornai da un mese e mezzo, ma se escludiamo l'emergenza sanitaria, chi sta patendo ancora di più di questa situazione sono i bambini. "Purtroppo, tutti i nostri dubbi sulla capacità del sistema scolastico italiano e pugliese in particolare, di offrire una didattica a distanza efficace ed equa in questo momento di emergenza sanitaria, sono stati confermati dai dati, nonostante gli sforzi immani di tutto il personale - spiega in una nota Giovanni Verga segretario generale Uil scuola Puglia - manca una linea di azione e una visione univoca e, l'impressione, ora corroborata dalle statistiche, è che si proceda a spot, a tentoni, a danno degli studenti e delle loro famiglie, nonché del personale docente e scolastico in generale. Non c'è una visione di insieme e condivisa da parte del Ministero che continua a operare in perfetta solitudine".

La Uil Scuola Puglia commenta così i risultati dell'indagine commissionata dal sindacato di categoria all'Irase Puglia, che ha coinvolto 5266 famiglie di studenti iscritti alle scuole dell'infanzia, primaria, media inferiore e superiore del territorio regionale.

"Dall'indagine che abbiamo commissionato – spiega Verga – emerge sì che la maggioranza degli istituti scolastici hanno attivato sistemi di didattica a distanza, ma non è residuale la percentuale degli istituti che hanno dato vita 'solo' ad apprendimento a distanza, percentuale che peraltro aumenta sensibilmente nell'ambito delle scuole dell'infanzia con il 78% e primarie (21%). Alta è pure la percentuale delle famiglie che non ricevono video-lezioni: 14% nell'infanzia, 10% nelle primarie e 7% nelle medie inferiori, ma ciò che colpisce è la motivazione fornita dalle famiglie che sono tuttora escluse dalla didattica online, che nella stragrande maggioranza dei casi è l'assenza di device (oltre il 44%)".

"Eppure – prosegue Verga – anche in una condizione emergenziale come l'attuale, la pezza è peggio del buco. Il Ministero ha stanziato, mediamente, 8mila euro a istituto scolastico per la dotazione di tablet utili alla didattica a distanza, ma la Regione non è da meno, con 2milioni di euro (3mila euro a scuola) per la medesima destinazione. Facendo due rapidi calcoli, ciò consentirebbe a ogni istituto scolastico pugliese di acquistare una quindicina di tablet, a fronte di una popolazione studentesca media di 900 alunni per scuola… non c'è che dire, una vera a propria rivoluzione informatica, se si pensa che la scuola, per quelli che sono i dati relativi alla epidemia, dovrà funzionare ancora per molto tempo a distanza".

"Colpisce anche la percezione delle famiglie sugli effetti della didattica a distanza: il 27% delle famiglie ritiene che la didattica a distanza riesca a condizionare il pensiero critico dei propri figli. Così come consideriamo gravissimo che nel 34% dei casi intervistati, l'istituto non abbia previsto, per carenza di strumenti o per altre motivazioni, misure particolari per studenti in condizioni di disabilità, altra diseguaglianza amplificata dalla didattica a distanza, soprattutto in una regione come la Puglia in cui le disabilità sono in continua crescita. Altri dati che emergono, meritevoli di riflessione e che hanno senza dubbio ripercussioni sulla conclusione del corrente anno scolastico, sono quelli relativi alla valutazione, rispetto alla quale il 66% degli intervistati ha risposto che la stessa viene effettuata mediante invio di materiale digitalizzato, il 10% con interrogazioni orali durante le lezioni live e il 4% nessuna attività di verifica".
"Infine – conclude Verga – con la programmazione del prossimo anno scolastico già avviata, e con lo spettro del coronavirus che potrebbe accompagnare l'attività didattica anche a settembre, apprendiamo che gli organici in Puglia saranno pressoché confermati: 45.980 posti comuni, appena 66 posti in più sul sostegno e 3.603 posti di potenziamento di cui 34 in più per l'infanzia. Si spera che i 10.577 alunni in meno rispetto al corrente anno scolastico, che vedono le province più inflazionate come quelle di Lecce e Foggia, possano attutire parzialmente il colpo. E' assurdo: come si farà a garantire una giusta offerta formativa in classi pollaio, rispettando le disposizioni sul distanziamento sociale, con la stessa dotazione organica degli anni scorsi? Ci auguriamo che non sia l'occasione per chiedere l'ennesimo sacrificio alle lavoratrici e ai lavoratori della scuola, che stanno dimostrando già abbastanza, senza alcun riconoscimento, il proprio senso del dovere".
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