Arti in Libertà
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Eventi e cultura

Bari come Barcellona. A Spazio 13 debutta "Arti in Libertà"

Musica, danza, recitazione e illustrazioni a contatto col pubblico. L'organizzatore Carlo Ferretti: «Lo rifaremo già a giugno»

Avvicinare artisti e pubblico, abbattendo le barriere imposte da palco e amplificazione. Un'arte accessibile a tutti e che si integra tra chi la produce e chi ne gode: è questo il principio che muove "Arti in Libertà", progetto che lo scorso 13 aprile ha debuttato presso i locali messi a disposizione da Spazio 13, in via De Cristoforiis a Bari.

Nato dall'idea dei giovani Roberto Debellis e Carlo Ferretti, baresi che per le loro attività di management sportivo e artistico si sono spostati dalla città natale, "Arti in Libertà" è un contenitore di performance in presa diretta realizzate in uno spazio intimo, adatto a rimuovere le ostruzioni create dal teatro, dalla concert hall o dal museo.

Per la data "zero" sono state invitate a Spazio 13 una ventina di persone per assistere a uno show interattivo; un'occasione per gli astanti di comunicare con i performer e per gli artisti stessi di entrare in contatto e mettere le proprie esperienze a disposizione l'uno dell'altro. Dalla musica della cantautrice Alessandra Valenzano e della band Pebbles on the Beach (entrambi esibitisi con brani originali e autografi) alla danza di Roberta Ferrari, dalle illustrazioni di Eleonora Lella agli sketch comici di Nicola Capogna (Sengo), il tutto impreziosito dalla supervisione artistica di Giuseppe Scoditti.

Esibizioni - totalmente "unplugged", a voce e corpo libero - cucite come una trama da sviluppare sul macro-tema delle relazioni, quello che probabilmente meglio inquadra la pulsione che muove un qualsiasi tentativo artistico.

«L'idea - dice Carlo Ferretti - nasce in maniera scherzosa tra due amici che volevano fare in modo che si vivesse una situazione familiare in cui ognuno potesse esprimersi. Da qui siamo arrivati al progetto di "Arti in libertà". L'importante è che prima, durante e dopo lo spettacolo si creino le condizioni per uno scambio tra artisti e pubblico; un concetto che ritengo basilare nel processo creativo».

La prima è andata bene, ma la strada da fare è ancora tanta. «Non si può fare tutto nel giro di un mese - continua Ferretti - ma avere una prima impressione visiva del progetto è stato importantissimo. La location offertaci da Spazio 13 ci ha permesso di raggiungere quell'intimità che cercavamo per superare la formalità e l'istituzionalizzazione del processo creativo».

La scelta di Spazio 13 per questo esordio, però, non è legata solo a questioni logistiche: «Volevamo riuscire a dare all'evento una dimensione sociale, per questo abbiamo scelto il quartiere Libertà», chiarisce Ferretti. «Certamente si tratta di una dinamica complessa, ma tocca adesso a noi lavorare in questo senso».

L'idea di "Arti in Libertà" trae la sua origine da alcune virtuose esperienze che in giro per l'Europa sono già realtà consolidate. Basti pensare al "Sofar Sound", pratica particolarmente diffusa a Barcellona e nelle grandi capitali del Nord con cui gli artisti entrano nelle case private per mettere la loro arte a disposizione di un pubblico ristretto. «Ci sono esperienze positive in giro a cui noi abbiamo guardato con attenzione; il sogno di vederle replicate a casa nostra ha mosso le nostre mani nello scrivere questo progetto, a cui abbiamo voluto aggiungere altre connotazioni di carattere sociale oltre che artistico - spiega Ferretti. Le esperienze esistono, sono forti e permettono quella situazione informale che attira la gente, mettendo le basi per un capitale sociale creativo. A Bari abbiamo bisogno di questo, per dare mille possibilità di crescita alla città».

Adesso la sfida è guardare al futuro: «Il progetto avrà un seguito, già programmato per giugno. Stiamo lavorando per dare continuità alla sperimentazione. Faremo in modo che il contesto cambi, mantenendo l'ambito informale e permettendo che il progetto dilaghi in città. Spazio 13 è stato un partner vincente perché ci ha dato una fondamentale carta bianca».

Non è affatto escluso, infine, che la cosa venga proposta in un immediato futuro anche alle istituzioni locali, dimostratesi negli ultimi anni attente a progetti culturali "alternativi": «È evidente che il supporto istituzionale, anche solo per far vedere cosa è in atto, sia importante per noi - conclude Ferretti. La sfida è capire se le istituzioni sono capaci di guardare alle cose che nascono dal basso. Io sono sicuro che avremo modo di confrontarci in maniera proficua per il progetto e per il contesto creativo della città. La seconda cosa che ritengo importante è far comprendere che questa congerie si viene a creare solo se diamo opportunità di infiltrazioni dall'esterno. Abbiamo bisogno di creare una sinergia tra chi è qui e chi viene da fuori».
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