I turisti a Bari
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Turismo

Tassa di soggiorno a Bari, Federalberghi: «Iniqua e inopportuna. Valuteremo impugnazione»

«Nessun confronto con il partenariato sociale, solo comunicazione di decisioni preconfezionate»

La tassa di soggiorno a Bari continua a essere campo di battaglia e di polemiche. Nelle ultime ore si è levata la protesta di Federalberghi Bari-Bat, che in un duro comunicato scrive: «La giunta comunale di Bari ha deliberato l'istituzione della tassa di soggiorno, a partire, con ogni probabilità, dalla metà di luglio, vale a dire a piena stagione in corso. Il controverso e contestato provvedimento è strenuamente difeso dal sindaco Decaro».

La federazione degli albergatori rincara: «Nessun confronto reale con il partenariato sociale, solo convocazioni per notificare decisioni preconfezionate, nessuna strategia e pianificazione sul turismo a Bari. Non è cambiato nulla in città: l'abusivismo ricettivo continua a contare almeno l'80% del totale, i servizi per i turisti inesistenti, in special modo dove è ubicato il maggior numero degli hotel cittadini, la precaria situazione dei trasporti rimane immutata, e così via. La Federalberghi conferma la sua contrarietà verso un'imposta iniqua e inopportuna e lamenta l'azione unilaterale del Comune che ha rifiutato qualunque tipo di confronto».

«Non posso che riconfermare la mia ferma opposizione verso un provvedimento iniquo e inopportuno. – dichiara Francesco Caizzi, vice presidente nazionale e leader barese e pugliese della Federalberghi. Si tratta di una tassa che, peraltro maldestramente in vigore in piena stagione in corso, penalizzerà le strutture alberghiere ed extra alberghiere legali, provocando degli effetti distorsivi sull'economia turistica della città. Mi preme ricordare al Sindaco Decaro che la propaganda e la retorica unilaterale da "one man show" non è ascrivibile alla categoria del confronto democratico con tutti i player della filiera del turismo cittadino. Chiedo, pertanto, un confronto pubblico franco e aperto che possa sviscerare le problematiche che concorrono a fare di Bari una destinazione turistica matura. La pratica del mordi e fuggi (ci sono i turisti e li "spolpiamo") non è una visione programmatica e, soprattutto, non è duratura».

Caizzi annuncia: «Valuteremo se esistono le condizioni per impugnare il regolamento. Le nostre indicazioni sono state completamente ignorate, altro che "frutto di attività consultiva che ha riguardato le associazioni maggiormente rappresentative dei titolari di strutture ricettive ubicate nel territorio di Bari", come scrive ambiguamente l'assessore al ramo nel comunicato. Si introduce un'imposta senza dare reali servizi ai turisti. Si discriminano i quartieri della città: perché, per esempio, un turista che scegli Palese (che conta ben sei alberghi) dovrebbe pagare lo stesso importo di chi alloggia in centro città? Non trova di certo gli stessi servizi del centro. Niente strade pulite, né postazioni di taxi, né car e bike sharing, né infopoint. Altro punto dolente: i futuri introiti come verranno spesi? La legge impone chiaramente che tali fondi siano utilizzati per interventi in materia turistica, mentre il regolamento licenziato dalla Giunta non prevede nessuna forma di controllo e/o condivisione per le scelte future. La nostra proposta di una commissione paritetica con dentro il partenariato sociale e gli amministratori comunali non è stata considerata. Si prevede un non meglio identificato "Comitato di indirizzo", l'ennesima passerella comunicativa unilaterale in cui si illustrano a favore di telecamere le decisioni già prese».

«Il turismo a Bari – conclude il leader degli albergatori pugliesi e baresi – è da sempre stato "snobbato" da chi ha governato la città. Oggi si festeggiano i buoni numeri degli ultimi anni e, intanto, della Bari Città Turistica si vede ben poco. Non dimentichiamo che il tasso di abusivismo ricettivo continua a essere dell'80%, e che, in difformità al sistema extra alberghiero, agli alberghi viene negato lo sconto Tari sulla percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti, mentre chiudono gli hotel storici e con essi vengono dimenticati i lavoratori, per i quali tanti spendono parole di sostegno ma che nessuno trova soluzione».
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