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Scuola e Lavoro

La crisi dell'automotive non colpisce solo Bosch, anche Marelli annuncia 550 esuberi in Italia

Da capire quanto questa decisione impatterà sullo stabilimento barese, i sindacati: «Bisogno urgente di avviare un tavolo»

Non solo Bosch. La crisi dell'automotive colpisce anche Marelli, che ieri ha illustrato la situazione di mercato e del gruppo in Italia, nonché la strategia che intende adottare per affrontare la situazione generale di difficoltà.

Per quanto concerne il mercato di riferimento, a pesare non è solo il calo delle vendite di auto che anche nel 2022 resterà inferiore ai livelli pre-covid, ma anche la riduzione della produzione, la crisi di approvvigionamento dei microchip e il forte rincaro delle materie prime e dell'energia. In ogni caso nel 2022 ci saranno 77 milioni di euro di investimenti che però non bastano ad affrontare la transizione in particolare negli stabilimenti legati a prodotti di motori endotermici. La Direzione di Marelli per reagire alla difficoltà ha dichiarato che procederà innanzitutto con la semplificazione delle strutture, anche passando da 10 business unit a 6 divisioni, così da abbatterne i costi a un livello paragonabile alla concorrenza. Inoltre ha dichiarato la necessità di perseguire una grande flessibilità e di ridurre i costi di consulenze esterne.

Molto variegata è la situazione dei carichi di lavoro, con le divisioni Automotive Lighting e Electronics che hanno rilevanti carichi di lavoro, con la Powertrain tradizionale, la Ride Dynamics e la Green Technology Systems che invece continueranno a fare ricorso agli ammortizzatori sociali e con la e-powertrain che purtroppo non sarà del tutto esente dal ricorso agli ammortizzatori sociali. Quello che la Direzione aziendale ha chiamato "Piano salvaguardia Marelli" prevede però anche una riduzione del personale entro giugno di 550 dipendenti su un totale in Italia di 7.900 occupati, circa il 12% dei 4661, tra dirigenti, quadri, impiegati e operai così detti indiretti, vale a dire non addetti alla produzione.

Tuttavia Marelli ha dichiarato che è disponibile a concordare con il Sindacato strumenti basati sulla volontarietà o che comunque escludano i licenziamenti, quali il contratto di espansione che consentirebbe un'uscita finalizzata alla pensione a 350 persone a cui mancano 5 anni per il conseguimento del relativo diritto, esodi incentivati e volontari indipendenti dal raggiungimento della pensione, blocco del turn over e infine accordi con partner strategici per trasferire specifiche attività e rami di azienda.

«Chiediamo - scrivono i sindacati in una nota - di favorire il passaggio strutturale dei lavoratori da quelle divisioni che sono colpite dal processo di elettrificazione a quelle che invece stanno crescendo, ciò in particolare nei territori in cui sussistono molteplici realtà come Bari e Torino; al riguardo abbiamo ottenuto una risposta positiva che confidiamo sia seguita da un confronto continuativo in sede territoriale. Dovremo inoltre trovare missioni che evitino sul lungo periodo la chiusura di quegli stabilimenti che sarà necessario in futuro convertire a causa del processo di elettrificazione. Su queste basi e a condizione di avere ulteriori chiarimenti sulle prospettive di tutte le divisioni, abbiamo espresso la nostra disponibilità ad aprire un confronto. È evidente che l'atteggiamento impassibile del Governo sta mettendo a dura prova la tenuta di un intero settore. C'è bisogno urgente di avviare il tavolo sull'automotive per aprire il confronto su come affrontare la transizione tecnologica».
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