Freedom Flotilla in partenza
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Attualità

Freedom Flotilla, oggi la partenza della “Handala” verso Gaza: parla Tony Lapiccirella

L’attivista barese fa parte della crew di persone volontarie della 37esima missione in Palestina

È partita in mattinata dal porto di Gallipoli la nave "Handala" di Freedom Flotilla, un network internazionale che si occupa di promuovere azioni non violente, volte a «contrastare il blocco israeliano della Striscia di Gaza con l'obiettivo di farlo cessare affinché il popolo palestinese che vive in quella terra ottenga la dovuta e giusta libertà.»
Sono circa 37 le imbarcazioni inviate a Gaza dal 2008 ad oggi da realtà simili a quella di Freedom Flotilla.

«Con queste azioni dirette la pressione che il governo israeliano riceve aumenta drasticamente: si tratta di persone attiviste che arrivano da ogni parte del mondo e che hanno idee ed obiettivi diversi ma convergenti – ha spiegato Tony Lapiccirella, barese, componente del gruppo italiano dell'equipaggio della Handala -. Il punto, quando si propongono azioni del genere non è riuscire o non riuscire, ma il vero obiettivo riguarda lo scopo puramente politico e umanitario della missione: quello che facciamo, vale a dire entrare nelle acque di Gaza, dovrebbe essere possibile non solo per noi ma per tutti quanti».

«Il fatto che lo facciano i civili è solo la prova della complicità delle istituzioni e dei governi ed il silenzio dei vari attori è esattamente la ragione per cui il blocco navale israeliano continua ad esistere così come il genocidio del popolo palestinese. Senza la complicità dei nostri governi questo non sarebbe possibile».

Lapiccirella partecipa attivamente al progetto Freedom Flotilla Italia e Freedom Flotilla Coalition, occupandosi sia della parte più tecnica della nave, sia della parte politica dato il fatto che spesso l'Italia si trova ad essere una delle ultime tappe prima della partenza. Proprio all'attivista barese inoltre era stato affidato il lancio della Madleen, nave civile partita da Catania alla volta di Gaza lo scorso 1 giugno.

«Prima della Madleen avevamo inviato in Palestina la Conscience, con aiuti umanitari più abbondanti. Questa nave è stata bombardata a soli venti miglia dalle coste maltesi nel silenzio totale del parlamento europeo. Questa cosa ci ha spaventato ma non è riuscita a fermarci, infatti poco dopo è partita la Madleene».

«Azioni dirette come queste rompono l'accettazione e mobilitano tante persone che sono parte di un sentire comune. Anche se non è parso, l'appoggio che a livello internazionale l'equipaggio della Madleen ha ricevuto nonostante gli arresti ha cambiato tante cose: ha spinto le istituzioni più locali a prendere posizione, ha generato un dibattito nel parlamento europeo, figure come Francesca Albanese e altre hanno ricevuto più supporto. Innescano una serie di processi sociali e politici improvvisi e positivi».

Dopo aver sperimentato l'attivismo di piazza, Lapiccirella ha sentito la necessità di cambiare approccio per contribuire alla causa palestinese: «L'indignazione da sola non serve a molto, l'indignazione è un sentimento passivo non genera nessuna attivazione, non è un desiderio di cambiamento o rabbia per qualcosa di giusto che ti porta ad agire».

«Nel Sud Italia ma anche da altre parti c'è una volontà evidente delle istituzioni e media di mettere ombra su tutto ciò che è dissenso: se l'unica maniera per rompere questo silenzio è mettere il proprio corpo in gioco allora deve essere fatto, deve essere più funzionale possibile a tutte quelle persone che vengono silenziate ogni giorno nei proprio territori, perché in realtà al Sud nessuno è per il genocidio nessuno è per il riarmo, nessuno è per la guerra, eppure il nostro governo è complice».

«Ho notato che piace molto la retorica dell'eroe bianco che va a salvare un popolo: la verità è che praticamente nessuno che sia mai salito su una di queste imbarcazioni si rivede in una descrizione del genere, nessuno si sente un eroe, anzi è l'esatto opposto – ha raccontato -. L'altro giorno è stato qui con noi il Rettore dell'Università di Lecce con cui abbiamo dialogato riguardo gli accordi che l'Università di Lecce ha con la Nato e con Leonardo e con alcuni Università israeliane, e di conseguenza riguardo l'esigenza di scendere a patti nella situazione di emergenza in cui ci troviamo. Io non posso fare a meno che osservare che chiaramente una figura istituzionale ha molto più potere di un civile che parte in mare e può influenzare molte più dinamiche. Nel silenzio di chi dovrebbe parlare, si sommano invece proprio le voci di quelli che non sono nessuno, che non hanno alcun tipo di potere ma che mettono in gioco il proprio corpo come nel nostro caso. La trovo una cosa paradossale».

Gallipoli è stata l'ultima tappa prima di Gaza per la Handala. Sette oppure otto le giornate di navigazione necessarie per giungere dove sperato: «Si tratta di una missione diversa: succede dopo l'attacco all'Iran, dopo gli Stati Uniti che prendono parte attiva esplicita del conflitto con le varie parti in gioco al fianco di Israele e quindi c'è chiaramente un rischio più alto – ha dichiarato Lapiccirella -. Però è anche vero che l'escalation di violenza in Palestina è aumentata molto, come se Israele avesse fatto la ritirata in avanti, cioè perdendo legittimità e consenso ovunque, è scattata in avanti e ha alzato la posta in gioco. Quindi si, forse è una missione pericolosa, ma lo è esattamente per gli stessi motivi che la rendono necessaria».

Il contributo fotografico è stato offerto in parte da Salento per la Palestina, un coordinamento nato nell' ottobre 2023 a seguito degli attacchi israeliani che già nei primissimi giorni hanno mietuto migliaia di vittime palestinesi e che si occupa ancora oggi di questione palestinese.
4 fotoFreedom Flotilla per la Palestina
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