Bari-Bitonto, uno schiaffo salutare

Prima sconfitta per Cornacchini e i suoi. Tante indicazioni sulle insidie della Serie D

giovedì 27 settembre 2018 10.08
A cura di Riccardo Resta
Non tutti i mali vengono per nuocere, dice un vecchio e abusato adagio. Potrebbe essere questo lo spirito con cui leggere il post gara di Bari-Bitonto, provando a guardare oltre quello 0-1 che, è il caso di sottolinearlo, nemmeno il più catastrofista dei tifosi biancorossi avrebbe pronosticato prima del fischio d'inizio. Cornacchini saggiamente nel post gara si è appellato alla cabala per spiegare la prima sconfitta del suo Bari: «Il goal di Picci era scritto nel destino». Una lettura che, per chi crede nelle influenze astrali, ci può stare. La storia del calcio è costellata di tante storie che narrano di come piccolo Davide abbia fatto fuori il gigante Golia con un colpo ben assestato scagliato dalla sua fionda. È successo anche ieri: la testata dell'ex Picci, uno che di gavetta ne ha fatta tanta senza mai riuscire davvero a sfondare, ha messo a nudo qualche meccanismo difensivo ancora poco oleato, mandando al tappeto un Bari voglioso ma inconcludente, bloccato nella ricerca del colpo del singolo.

Ecco, quindi, che la sconfitta contro il Bitonto e la conseguente eliminazione dalla Coppa Italia Serie D assumono contorni didascalici per un Bari che, come ha sottolineato Cornacchini in più occasioni, è ancora un cantiere aperto, una squadra che sta usando questi primi impegni ufficiali per conoscersi e mettere a punto meccanismi e dinamiche che altri, pur non possedendo un tasso tecnico pari a quello dei biancorossi, conoscono a menadito. Uno schiaffo salutare, quindi. Una sconfitta che può aiutare il Bari a calarsi nella parte, a prendere contatto con una realtà dura e crudele come quella del calcio dilettantistico.

Non si cada, infatti, nel facile tranello di credere che la sconfitta di ieri sera sia effetto esclusivo dei demeriti del Bari. I biancorossi, tutto sommato, hanno disputato una gara discreta, creando qualche occasione (una, con Pozzebon, clamorosa quando già si era sullo 0-1) senza però riuscire a trovare il grimaldello giusto per scardinare una difesa attenta e arcigna. Al Bitonto vanno ascritti i suoi giusti meriti: la squadra di Pizzulli ha fatto una partita tatticamente molto diligente, soffocando Brienza nel ruolo di regista e isolando le fonti di gioco di un Bari alla ricerca di minutaggio, per poi colpire col cinismo e la praticità che erano state caratteristiche peculiari dei galletti nelle prime due uscite di campionato. L'avversario di ieri è parso un'altra cosa rispetto a Messina e Sancataldese, a riprova del fatto che essere finiti nel girone I calabro-siciliano non sia stato poi così male, se si esclude il disagio di affrontare trasferte isolane.

Ecco, quindi, che la sconfitta arriva al posto giusto al momento giusto, un attimo prima di iniziare a credersi imbattibili. No, anche il Bari è battibile, e l'impresa del piccolo Bitonto nello stadio della squadra espressione del capoluogo di regione lo dimostra. È talmente battibile che per evitare la sconfitta Cornacchini ha sacrificato Floriano, uscito con i muscoli che urlavano in segno di protesta: «Non siamo abituati alle tre partite in una settimana, e io devo essere più sveglio nel leggere certe situazioni», ha ammesso il tecnico a fine gara. Già, perché nel percorso di costruzione di questa nuova squadra c'è da tenere di conto anche l'ancora evidente ritardo di condizione degli uomini-chiave, acuito dal repentino cambio delle condizioni atmosferiche da domenica a mercoledì e dallo stravolgimento dell'undici iniziale da parte di Cornacchini, giustamente curioso di vedere tutti i suoi all'opera.

Una serie di fattori che fanno della sconfitta con il Bitonto tutto tranne che un campanello d'allarme, ma solo la giusta occasione per togliere lo smoking e indossare la tuta. Soprattutto in un contesto come il calcio di Serie D, tecnica e classe devono essere vassalli dell'anima più operaia che questa squadra deve ancora trovare.