Porti e Aeroporti, in Puglia in transito oltre tre milioni di euro irregolari

Si tratta soprattutto di passeggeri diretti in Cina fermati per debiti con il fisco italiano

venerdì 5 ottobre 2018
Ammonta a circa 3 milioni di euro la valuta irregolarmente movimentata in uscita o entrata dal territorio dello Stato, con 193 violazioni accertate, sequestri amministrativi per oltre 100mila euro ed oblazioni versate per un importo che supera i 90.000 euro. Sono i dati del monitoraggio sulla valuta in entrata e in uscita dal territorio dello Stato ad opera dei finanzieri del Gruppo Bari e dei funzionari dell'Agenzia Dogane Monopoli, nel locale porto ed aeroporto.
I numeri sono in continua ascesa se paragonati agli anni precedenti. A tali importi si aggiungono altri 2 milioni di euro controllati in uscita/entrata e risultati regolarmente trasportati.
La normativa in materia disciplinata dal D.lgs. 195/2008 impone a chiunque varchi il confine italiano di dichiarare il denaro contante al seguito per importi superiori ai 10.000 euro.
Da ultimo, nei giorni scorsi, è stato fermato un cittadino di nazionalità italiana in partenza per il Belgio con al seguito valuta contante non dichiarata per 173.100 euro.
L'uomo, di fronte alla richiesta di finanzieri e doganieri, assicurava di non trasportare valuta.
A causa dell'atteggiamento sospetto del soggetto, veniva effettuato un controllo più approfondito, che permetteva di rinvenire all'interno del bagaglio al seguito l'ingente somma di denaro contante.
In conseguenza delle violazioni della normativa di settore, si è proceduto alla contestazione dell'eccedenza trasportata e al contestuale sequestro del 50% della stessa, corrispondente a 81.550 euro.
Inoltre, nell'ambito di tali monitoraggi alla frontiera aerea e marittima, oltre 53.000 euro in contanti sono stati sequestrati penalmente nell'aeroporto del capoluogo pugliese, ai sensi dell'art. 321 c.p.p., in 7 distinte operazioni di servizio.
Nella maggior parte dei casi, i soggetti in uscita dal territorio dello Stato, e per lo più diretti in Cina, con al seguito importanti somme di denaro contante, risultavano avere debiti con l'erario italiano, come da cartelle esattoriali, ben superiori ai 50.000 euro; tali condotte sono state segnalate alla locale Autorità Giudiziaria, poiché ritenute integranti il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, con conseguente denuncia e sequestro delle somme rinvenute.