Licenziamento per i dipendenti Trony, Neglia (Filcams CGIL): «Scelta obbligata»

Il settore non può usufruire di ammortizzatori sociali, i dipendenti così potranno avere almeno la disoccupazione

sabato 21 aprile 2018 15.16
A cura di Elga Montani
Licenziamento. Questo quello che aspetta gli oltre 400 dipendenti Trony di tutta Italia e quindi anche le 26 famiglie baresi coinvolte nel fallimento del DPS Group, gestore della catena e anche dei punti vendita della nostra città. La curatela fallimentare ha, infatti, formalizzato la procedura di licenziamento collettivo. Ma il licenziamento in questa situazione è stata, purtroppo, una scelta obbligata, dato che i dipendenti si trovavano ormai da mesi senza lavoro e senza alcuna fonte di retribuzione.

«La procedura è stata sollecitata da noi organizzazioni sindacali – ci spiega Barbara Neglia, segretario generale regionale della Filcams CGIL Puglia – I lavoratori con la sospensione della retribuzione non riescono più a vivere e paradossalmente avere il licenziamento significherebbe poter avere un sostegno con la Naspi».

Ricordiamo, in merito, che i lavoratori del settore non hanno, come sottolineano anche i sindacati, un ammortizzatore sociale ad hoc essendo esclusi dai sostegni ordinari al reddito.

«Ritengo questa situazione una brutta pagina della storia del nostro paese – sottolinea Neglia – Arrivare a dover pregare di essere licenziati per sopravvivere significa aver perso la dignità e, soprattutto, avere un paese che non rispetta l'articolo 1 della costituzione»

Purtroppo, il settore della grande distribuzione, dopo aver fagocitato per anni i piccoli negozi, si trova ora esso stesso in difficoltà, schiacciato da delle nuove regole di mercato che impongono una differenziazione nella gestione a cui le catene non si sono adattate, vedendo nell'e-commerce e in colossi come Amazon un nemico che sembra impossibile battere.

«È una vertenza che lascia grande delusione – ha dichiarato il segretario nazionale di Fisascat Cisl, Mirco Ceotto – per l'esito di un fallimento emblematico dello stato di sofferenza del retail dell'elettronica di consumo, schiacciato dalla concorrenza dell'e-commerce e dall'incapacità aziendale di rilanciarsi sul mercato».

«Lo strumento degli ammortizzatori sociali nel nostro settore è la prima riforma che il nostro paese Dovrebbe effettuare – conclude Barbara Neglia – perché è impensabile che ci siano dei settori come quello del terziario che non ha la possibilità di poterli utilizzare, mentre altri settori possono anche passare anni a usufruire di sostegno».