Elezioni Politecnico di Bari, tre domande al candidato Umberto Fratino

Il perché della propria candidatura, una sintesi del programma ed il futuro del Poliba

martedì 25 giugno 2019 14.54
A cura di Guerino Amoruso
Con le elezioni alle porte per la carica di Rettore del Politecnico di Bari, abbiamo chiesto ai candidati di rispondere a tre domande che ci illustrano il perché della propria candidatura, una sintesi del programma ed il futuro del Politecnico di Bari. Il terzo candidato che vi presentiamo è il prof. ing Umberto Fratino, docente di "Gestione dei Bacini idrografici", Direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, del Territorio, Edile e di Chimica. Negli ultimi 10 anni è stato consigliere di amministrazione delegato del precedente Rettore, il prof. Ing. Nicola Costantino. Eletto in Consiglio di Amministrazione, successivamente ha seguito il percorso con il Retore uscente, il prof. ing Eugenio Di Sciascio, prima in Consiglio di Amministrazione e poi direttore di dipartimento. Ecco il curriculum del professore.

Professore, ci illustri il perché della sua candidatura?
​"Perché è una lunga storia accademica la mia. Io sono stato presente negli organi di governo di questo ateneo e quindi una storia accademica lunga e complessa fatta di gestione oltre che di ricerca applicata e sul territorio. Era una naturale conseguenza ad un sistema nel quale oggi mi identifico perché di questa università ho fatto la mia vita. Quindi è il posto in cui trascorro tutto il mio tempo, è il posto al quale io voglio più bene perché è il posto in cui credo, è il posto che è diventata una famiglia come lo è una famiglia vera oltre la famiglia tradizionale".

Quali sono in sintesi le novità descritte nel suo programma che intende introdurre e portare avanti, se sarà eletto?
"Credo che questa università abbia la necessità di trovare una sua dimensione che io chiamo identità consapevole, cioè la capacità di rendersi conto del ruolo che si deve avere all'interno di una struttura pubblica quale noi siamo e in un territorio come quello in cui ci troviamo che è il mezzogiorno d'Italia, una regione bellissima come la Puglia piena di potenzialità, molte delle quali inespresse. Un territorio che deve trovare una vocazione che non è chiarissima e questa è una necessità vera, perché abbiamo passato una stagione di trasformazione molto grande che viene fuori dalla storia delle trasformazioni delle normative legate alla Gelmini, ma anche a tutti gli effetti anagrafici, a un cambiamento generazionale che si è evoluto nell'ultimo sessennio e che oggi presenta delle complessità di interpretazione che meritano attenzione. Dobbiamo capire quale è il nostro ruolo all'interno di questo territorio, di questo contesto, dove siamo e cosa siamo. Siamo una università di eccellenza nel senso che siamo una università molto piccola e sostanzialmente monotematica fortemente concentrata sull'aspetto tecnico e facilmente spendibile e adattiva. Abbiamo una grande capacità di muoverci sia per la dimensione che per le caratteristiche dei docenti e dobbiamo capire qual è il nostro ruolo di accompagnamento alla società che è un ruolo importante e fondamentale. E' la società che lo chiede e noi dobbiamo aiutarla ad interpretare il ruolo quindi dobbiamo essere propositivi e non dobbiamo inseguire il trend che è condizionato da fattori che molto spesso gravitano sulla nostra testa. Abbiamo una responsabilità sociale rispetto al territorio e rispetto al quale dobbiamo dire ai nostri interlocutori, che sono le famiglie degli studenti, qual è l'idea di un futuro. Io dico sempre, come scrisse Umberto Eco, che l'università è un posto in cui si fanno delle cose che vent'anni dopo verranno interpretate dalla società. Noi dobbiamo trasmetterle senza inseguire il brand, il trend o la moda del momento, le app del telefono o smartphone, ma qualcosa che dia effettivamente una dimensione. Siamo in un paese bellissimo pieno di fragilità e questo è un momento in cui questa università deve darsi una vera dimensione".

Quale sarà il futuro del Politecnico?
"Quello di essere funzione sociale che una università pubblica deve avere. Noi siamo una università pubblica, un centro di cultura siamo un insieme di competenze, di culture, di modi di interpretare il momento. Non siamo certamente una università che può essere al servizio di un sistema economico soltanto industriale ma deve essere al servizio del territorio che esprime anche servizio economico industriale ma esprime anche tante altri necessità una fra tutte certamente è quello di interpretare questo territorio e di dare vocazione questo territorio bellissimo pieno di potenzialità sotto diversi punta mi di vista. Siamo in un momento storico particolare che sono i grandi flussi migratori un sistema che si sta evolvendo rapidamente, un Sud Europa che ha bisogno di capire qual è il suo ruolo anche nei confronti di chi sta più a sud di noi. Questo significa anche un ruolo interpretativo rispetto a quello che è una dinamica naturale incontrovertibile legata a un sistema di una generazione di una società che evolve verso una necessità di cultura. Io dico sempre guardate al Sud del mondo, del Mediterraneo, perché ci sono circa 600 milioni di persone e oltre il 40% è molto giovane e forte. Ha bisogno di cultura, trasferimento tecnologico, ha bisogno di imparare perché è l'unico modo per fare crescere tutto il sistema. Noi possiamo essere un riferimento importante, un faro nel Mediterraneo e rappresentare un momento in cui aiutiamo un mondo, delle persone, delle città o delle culture che sono millenarie, a diventare o a trasformare se stessi e a crescere dopo tanti anni in questa direzione".

Le elezioni si svolgeranno il prossimo 28 giugno. Vi presenteremo nei prossimi giorni tutti i candidati a cui abbiamo rivolto le stesse domande. Abbiamo iniziato con il prof. ing Riccardo Amirante, poi il prof. ing Francesco Cupertino. Le interviste seguiranno secondo questo ordine con il prof. ing. Mario Daniele Piccioni, docente di "Scienza delle Costruzioni", Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell' Architettura ed infine il prof. ing. Orazio Giustolisi, docente di "Gestione dei Sistemi Idraulici", Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura.