Crisi di governo, anche Decaro firma l'appello dei sindaci: «Draghi vada avanti»

La lettera di undici primi cittadini: «I partiti pensino al bene dell'Italia. Esecutivo deve continuare»

sabato 16 luglio 2022 15.50
«Con incredulità e preoccupazione assistiamo alla conclamazione della crisi di Governo generata da comportamenti irresponsabili di una parte della maggioranza». Questo l'incipit di una lettera firmata da undici sindaci di grandi città italiane e destinata al premier Mario Draghi, in seguito alla crisi di governo che ha portato il presidente del Consiglio a rassegnare le dimissioni, per ora respinte dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

A firmare la lettera c'è anche Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci, insieme ai colleghi Luigi Brugnaro (Venezia), Marco Bucci (Genova), Michele De Pascale (Ravenna, presidente Upi), Giorgio Gori (Bergamo), Roberto Gualtieri (Roma), Stefano Lo Russo (Torino), Dario Nardella (Firenze), Maurizio Rasero (Asti), Beppe Sala (Milano) e Matteo Ricci (Pesaro e presidente Ali).

Nella lettera si legge: «Le nostre città, chiamate dopo la pandemia e con la guerra in corso ad uno sforzo inedito per il rilancio economico, la realizzazione delle opere pubbliche indispensabili e la gestione dell'emergenza sociale, non possono permettersi oggi una crisi che significa immobilismo e divisione laddove ora servono azione, credibilità, serietà. Il presidente Mario Draghi ha rappresentato fino ad ora in modo autorevole il nostro Paese nel consesso internazionale e ancora una volta ha dimostrato dignità e statura, politica e istituzionale».

E ancora: «Draghi ha scelto con coraggio e rigore di non accontentarsi della fiducia numerica ottenuta in aula ma di esigere la sincera e leale fiducia politica di tutti i partiti che lo hanno sostenuto dall'inizio. Noi sindaci, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buone ragioni che impongono di proseguire l'azione di governo. Allo stesso modo chiediamo con forza a tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno dato vita alla maggioranza di questo ultimo anno e mezzo di pensare al bene comune e di anteporre l'interesse del Paese ai propri problemi interni. Queste forze, nel reciproco rispetto, hanno il dovere di portare in fondo il lavoro iniziato in un momento cruciale per la vita delle famiglie e delle imprese italiane. Se non dovessero farlo si prenderebbero una responsabilità storica davanti all'Italia e all'Europa e davanti alle future generazioni. Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità, certezze e coerenza per continuare la trasformazione delle nostre città perché senza la rinascita di queste non rinascerà neanche l'Italia».