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bari catania. Foto ssc bari
Calcio

Luci e ombre, il 2022 del Bari si apre fra amnesie e vecchie certezze

Il 3-3 con il Catania mette a nudo alcuni problemi ma fa ritrovare anche tanti punti fermi della squadra di Mignani

Goal, spettacolo e una caterva di errori. Il 2022 del Bari inizia con una partita folle contro il Catania, perfettamente rispecchiata nella sua schizofrenia dal 3-3 finale. Una delizia per gli spettatori neutrali, ma il pareggio finale in casa biancorossa lascia più di qualche spunto per riflettere. E, d'altra parte, già alla vigilia non era difficile pronosticare una sfida altamente scivolosa: dopo un mese di stop forzato, in cui l'incubo Covid ha fatto di nuovo capolino fra i galletti, non era affatto scontato che la squadra di Mignani riprendesse immediatamente il discorso da dove lo aveva interrotto poco prima di Natale. A questo si aggiunga la natura dell'avversario, squadra di qualità, con il centravanti-rivelazione del campionato (Moro) e che dopo il fallimento da perdere non ha più nulla e può giocare con le spalle leggere. Insomma, quanto basta per ordire un trappolone mica male alla capolista del gruppo C.

E lo scherzetto preparato dagli uomini di Baldini a quelli di Mignani riesce, anche se (fortunatamente per i galletti) solo a metà. Certo, il Bari ci mette ampiamente del suo in un primo tempo approcciato davvero troppo male. Gettare la croce unicamente sulle spalle di Davide Di Gennaro sarebbe ingiusto e ingeneroso, ma appare evidente come la squadra perda tanto quando deve fare a meno del fosforo, dei tempi di gioco e del dinamismo del neo papà Maita (a proposito, tanti auguri). L'ex Catanzaro, a suon di prestazioni convincenti, si è guadagnato i galloni di ago della bilancia nel 4-3-1-2 di Mignani, ma appare paradossale che la sua assenza per squalifica diventi un problema ciclopico quando la sua riserva è un talento cristallino come Di Gennaro.

Eppure l'ex Lazio e Cesena prima regala il goal del vantaggio al Catania atterrando ingenuamente Moro in area e consegnando agli etnei il rigore trasformato dallo stesso Moro, poi con un passaggio orizzontale senza senso lancia il contropiede di Greco (altro elemento molto interessante) per l'1-2 provvisorio. Due errori davvero macroscopici per un elemento che ha sempre - in carriera - fatto della qualità la sua cifra calcistica, ma che per diversi motivi (fisici innanzitutto) in questo Bari appare un corpo estraneo.

Ma non basta la giornata nera come il cielo sul San Nicola di Di Gennaro per spiegare il primo tempo incolore dei galletti, sorpresi dalla aggressività del Catania e dalla foga degli etnei sulle seconde palle. L'intero meccanismo difensivo funziona male: il centrocampo fa poco filtro (le assenze di Scavone e Bianco si sentono tanto quanto quella di Maita) e anche una colonna del Bari di Mignani come Terranova va in difficoltà al cospetto del tridente rossazzurro Russini-Moro-Biondi. Quando, poi, Botta lascia il campo in barella poco prima dell'intervallo, la maledizione sembra completata.

Eppure fra le molte ombre si fa strada anche qualche confortante raggio di luce. Se dal primo tempo emergono amnesie che non lasciano tranquilli, è anche vero che i biancorossi possono sempre far affidamento su vecchie e solide certezze. Il Bari di quest'anno ha una risorsa importante nella resilienza, cementata dallo spirito di gruppo e dalla classe dei singoli. A cominciare da un immenso Antenucci, che con il suo 200mo goal in carriera pareggia quasi immediatamente il rigore di Moro, al termine di un'azione individuale di altissimo profilo. Poi fa 201 trasformando il rigore del momentaneo 2-3, alimentando la speranza di una rimonta che anche dopo la rete dell'1-3 firmata da Biondi (nonostante un intervento irreale di Frattali) non era sembrata né impossibile né chimerica, anche in presenza di una squadra tutta sbilanciata ed esposta ai contropiede avversari.

Il resto lo fanno un D'Errico praticamente onnipresente e la coppia Mallamo-Cheddira che, di fatto, cambia la partita. Con l'uscita di Botta e Di Gennaro, l'ingresso di Citro e l'arretramento di Marras (mossa a sorpresa di Mignani dall'inizio che non ha convinto fino in fondo) sulla linea delle mezzali, il centrocampista ex Juve Stabia si prende la cabina di regia e ridà equilibrio a una squadra tutta sbilanciata in avanti alla ricerca della remuntada. Dalla sua, invece, Cheddira si conferma un preziosissimo spacca-partite in corso d'opera: con la sua freschezza e la forza fisica dirompente entra come la lama calda nel burro di una difesa siciliana apparsa "allegra" almeno quanto quella di casa. Cheddira, 24 anni per lui il 22 gennaio, prima si guadagna con prepotenza il rigore del 2-3, poi sfrutta un lancio millimetrico di Celiento (cosa migliore di tutta la sua partita) dalla difesa per battere di testa Stancampiano in uscita. Ce ne sarebbe addirittura abbastanza per vincerla, ma gli ingressi di Ricci, Belli e Simeri nel finale non riescono a dare alla squadra la vivacità sufficiente per realizzare il colpaccio.

Alla fine il Bari non la perde, e per il momento può anche andare bene così. Quando, d'altra parte, riesci a portare a casa un punto da una partita in cui le cose sbagliate sono più di quelle fatte bene, allora vuol dire che hai qualcosa d'importante a livello caratteriale. Spirito? Morale? Gruppo? C'è un po' di tutto nella ricetta segreta con cui Mignani, fino a ora, si è garantito il vertice della classifica; e se, poi, le due dirette inseguitrici (Monopoli e Avellino) non ne approfittano impattando anche loro sul segno X, allora vuol dire che anche le stelle un po' ti vogliono bene.

Ma guai a rilassarsi. Il pirotecnico pari con il Catania ha evidenziato almeno un paio di verità, a cominciare dal fatto che parlare di fuga - almeno in questo momento - appare inappropriato. Sette punti sono tanti, ma non ancora abbastanza per stare tranquilli. E, per questo, se si può intervenire sul mercato allora sarebbe il caso di farlo. Polito avrà preso nota durante la partita: a centrocampo servirebbe un uomo con le caratteristiche di Maita per sostituire il titolarissimo della mediana alla bisogna, e non sarebbe male anche avere un difensore in più per non mettere a Di Cesare eccessiva fretta nel percorso di recupero dall'infortunio al ginocchio.

Insomma, interventi mirati, da bilanciare con le uscite che sono sul taccuino del direttore sportivo già dall'estate. C'è una settimana prima della fine del mercato, che coinciderà con l'avvio di un febbraio di fuoco in cui ambizioni e possibilità dei biancorossi verranno seriamente messe alla prova.
  • ssc bari
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