pasquale marino. <span>Foto Ssc Bari</span>
pasquale marino. Foto Ssc Bari
Calcio

Bari-Sudtirol 2-1, Marino: «Nel primo tempo tutti da cambiare, compreso il mister». Di Cesare: «Tirarci fuori insieme»

L’allenatore: «Maggiormente incisivi nella ripresa, abbiamo creato». Il capitano: «Fare più punti possibili nelle prossime tre»

Vittoria sofferta, che non scaccia la crisi ma dà comunque un po' di respiro. Il Bari si impone 2-1 al San Nicola sul Sudtirol, e tira un mezzo sospiro di sollievo, allontanandosi dalla zona playout della classifica.

«Siamo bloccati, nel primo tempo c'era una tensione eccessiva - commenta Pasquale Marino, tecnico dei biancorossi. Non riuscivamo a produrre gioco, eravamo timidi e impauriti; è evidentemente una questione psicologica, che nel secondo tempo non c'è stata vista la buona reazione. Abbiamo fatto una buona partita, al di là de fatto che gli avversari erano in inferiorità numerica. La squadra è stata brava a reagire, non è facile, le pressioni che ci sono a Bari non ci sono in altri posti, dove si gioca con più serenità. Dobbiamo essere più bravi a ovattarci. A prescindere dalla superiorità numerica, dai moduli e dai giocatori, nel secondo tempo in campo c'era un'altra squadra. Questa differenza è stata netta».

Marino spiega: «L'esperienza di alcuni serve, ma è evidente che nel primo tempo c'è stato un black out, eravamo tutti da sostituire, compreso l'allenatore. Nella ripresa siamo stati più incisivi, abbiamo creato molto; potevamo essere più sereni, c'era la possibilità di chiuderla prima ma siamo stati poco precisi negli ultimi metri. Però è andata bene, siamo contenti. Se siamo tutti al di sotto delle nostre possibilità ne risente tutta la squadra. Ci sono, però, caratteristiche diverse: ci serviva un po' di peso negli ultimi metri, Edjouma ha fisicità. Non è, però, cambiata la partita per i cambi. È evidente che i tifosi, in trasferta e in casa, sono encomiabili; non stiamo facendo bene, ma loro sono sempre lì. Il nostro obiettivo è portarne di più allo stadio, ma dipende solo da noi».

Ancora il tecnico dei galletti: «A volte è il momento. Si perde una partita, poi si va in ritiro e si fa un summit per il cambio di allenatore, oppure si chiede che l'allenatore si dimetta. Nei giocatori questo provoca una difficoltà, non c'è la serenità giusta. Oggi è stato importante, se vogliamo intraprendere un cammino diverso dobbiamo essere molto più bravi, e dobbiamo recuperare anche qualche giocatore. Purtroppo Sibilli non ci sarà a La Spezia, anche se recupereremo Nasti; purtroppo i problemi non mancano mani. Il ritiro ha fatto già abbastanza, il suo effetto si è visto solo dopo il 46'. Campagna acquisti? Bisogna trovare i giocatori adatti, pronti e che vengano ceduti dalle loro società. Noi dobbiamo fare qualcosa, ma non prendere qualcuno per fare numero; devono essere adatti a quello che vogliamo fare noi. Benali? Ha fatto una buona gara. Sta bene, non penso che il suo problema sia qualcosa di grave. Il capitano? È encomiabile, per come si allena e per come ci crede. Ha fatto un goal bellissimo, ci ha dato l'opportunità di essere più sereni nel finale, anche se potevamo chiuderla; non c'è gusto senza soffrire».

Match winner il capitano Valerio Di Cesare, che commenta così nel post partita: «A livello personale in quel goal non c'è niente. È un goal importante perché ci permette di ottenere tre punti fondamentali, per questo ci tengo. Le statistiche personali non mi interessano. Può capitare trovarsi in un momento di difficoltà, anche io che sono esperto ho debolezze e paure; questo non vuol dire che entri in campo timoroso, ma non posso entrare nella testa di tutti i miei compagni. Quest'anno sapevo che sarebbe stato più difficile, mi metto nei panni dei nuovi che sanno di avere la pressione di dover vincere. Ci dobbiamo tirare fuori tutti insieme, coi fatti e non con le chiacchiere. Non mi pongo obiettivi, l'importante è ottenere il massimo dei punti in queste tre partire; poi andiamo in vacanza e aspettiamo gennaio. Ci sono tante cose da migliorare. Se non abbiamo mai fatto la partita per 95' in sedici giornate vuol dire che abbiamo dei limiti. Sono realista, mi faccio un esame di coscienza; in nove giorni di ritiro ho pensato solo a questo. Se in sedici giornate non facciamo mai 95' come si deve, ci sarà un motivo. Esultanza? Non ho messaggi da dare. Sono andato sotto la curva perché era un goal di liberazione da un momento negativo. Anche io, a quarant'anni, non sono una macchina; sento anche io le responsabilità, sono il capitano e il più grande di tutti. L'ho visto come una liberazione. Siamo ventisette, ci siamo confrontati in questo ritiro. È venuto fuori il momento, tutti siamo consapevoli di dover dare di più; un conto è parlare, un conto è fare i fatti. Tifosi? Mai detto niente, è giusto che ci fischino dopo prestazioni come quella di Lecco. Spero che questa vittoria ci dia lo slancio per le prossime tre partite, importanti. A gennaio dovrà essere fatto un altro campionato, se vogliamo ambire a qualcosa di importante. Io sono rimasto per questo motivo, il mio sogno è quello. Ma al momento non siamo pronti per quell'obiettivo».
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