ilias koutsoupias. <span>Foto Ssc Bari</span>
ilias koutsoupias. Foto Ssc Bari
Calcio

Bari promosso all’esame di greco. Il resto è tutto da rivedere

La doppietta di Koutsoupias salva i biancorossi con il Catanzaro. Bene la reazione, ma c’è tanto da migliorare

Con una metafora scolastica, si potrebbe dire che il Bari esce dalla partita interna contro il Catanzaro con una pagella tutta da decifrare: un bel 9 pieno in greco, una media del 5 nel resto delle materie. È una boutade, chiaramente, ma potrebbe essere utile per fotografare l'andamento di una squadra lunatica, ancora alle prese con la ricerca di un'identità di gioco.

Un concetto che emerge vivido dal faccione sorridente di Ilias Koutsoupias, il professore di greco che - da centrocampista - sigla la doppietta con cui i galletti si assicurano il quinto pareggio in sei giornate. Vero è che Mignani cercava disperatamente un contributo realizzativo anche dalle mezze ali, però dà da pensare il fatto che il Bari vada in goal sempre con soluzioni estemporanee, frutto di buone intuizioni del mister (come quella di lasciare in panchina lo spento Maita per far posto al greco) ma anche di un po' di fortuna.

Sì, perché se fino a ieri potevamo dire che il problema dei biancorossi era nella fase realizzativa, oggi l'analisi va allargata. Il primo tempo contro il Catanzaro è davvero troppo brutto per essere vero: pieno di errori e imprecisioni, senza idee, senza mordente. Vivarini scompiglia le carte passando all'impostazione a quattro, un fatto inedito per un allenatore che fin qui aveva sempre giocato a tre più due dietro: basta questo per mandare completamente in tilt il Bari, che per 25' buoni non ci capisce nulla. Mignani, al solito, è onestissimo quando dice: «Vivarini l'ha preparata meglio di me». L'ammissione è il primo passo per risolvere il problema, ma poi c'è anche tutto il resto.



Basta poco agli allenatori avversari per intrappolare il Bari e renderlo quasi innocuo. Sì, quasi, perché la fortuna dei galletti è che in campo c'è un giocatore capace di cambiare marcia e inventarsi qualcosa con le giocate individuali. È il caso di Sibilli, che al 28' praticamente dal nulla si accentra e costringe Fulignati a respingerla male sui piedi di Koutsoupas, lesto come un attaccante navigato a correggere in rete.

Nelle difficoltà il Bari trova anche il vantaggio, ma che sia una giornata no lo si capisce da una serie di cose, concatenate l'una all'altra. Vandeputte crossa, Brenno sfarfalla, Sounas appoggia in rete. Nel recupero Acampora perde palla a centrocampo, Katseris brucia Frabotta e crossa, Verna fa goal. È davvero lo specchio di tutto quello che non va, e non è poco. Viene ovviamente naturale puntare il dito verso i singoli: l'esordio dal 1' di Edjouma è totalmente da dimenticare (non azzecca un pallone, neanche uno), Brenno alterna grandi parate a improvvisi black out, Frabotta è un diesel che ci mette tanto (troppo) per prendere velocità, Nasti prende botte preziose ma gioca sempre di spalle alla porta, e anche una certezza come Maiello non è impeccabile come al solito.

Tutto verissimo, per carità; ma ha ragione Mignani quando dice che nessun singolo da solo cambia una squadra. Sì, a inizio ripresa l'ingresso di Morachioli (sempre più utile dalla panchina che dal 1') vivacizza la manovra, Sibilli si conferma uno dei pochissimi ispirati, Koutsoupias è un prezioso jolly che parte da mezzala e finisce da esterno, con il ghiaccio nelle vene quando arriva sotto porta per segnare il pareggio. Ma la spiegazione è più ampia: il Bari del secondo tempo è fin da subito migliore, perché Mignani lo ridisegna negli spogliatoi e soprattutto perché la squadra entra in campo con una voglia diversa. Da salvare c'è ancora una volta la reazione della squadra, che però tira fuori unghie e carattere solo quando è con le spalle inchiodate al muro.



È chiaro, in questo momento ci sono tanti fattori che giustificano il momento non bellissimo, e le cui responsabilità sembrerebbero risiedere nelle scelte "attendiste" della società: un mercato con pochi soldi concretizzatosi praticamente alla fine, una squadra quasi tutta nuova dalla cintola in giù, una condizione fisica da mettere a posto dopo un ritiro praticamente quasi inutile. Però quello che deve essere sempre presente, anche per sopperire alle lacune contingenti, è lo spirito battagliero visto nella ripresa, e assente nel primo tempo. D'altra parte, l'unità del gruppo, i nervi saldi e la "garra" sono qualità sempre riconosciute al Bari di Mignani, che però non può permettersi il lusso di continuare a regalare mezza partita agli avversari.

Siamo all'inizio, sì, ma gli altri non aspettano. Mignani non chiede tempo, e fa bene perché non ce n'è da perdere, né da "investire" nella crescita della squadra, che deve essere la più rapida possibile. Servirebbe, almeno fino a quando non si mettono a punto idee di gioco convincenti, un po' più di coraggio e spregiudicatezza, quelli che sono mancato a Mignani dopo l'espulsione di Miranda; la verve di Achik avrebbe fatto comodo anche un po' prima del recupero, almeno per provare a vincere la partita.

Fortuna vuole che l'occasione del riscatto sia già dietro l'angolo. Mercoledì i galletti vanno a Parma, nella trasferta forse più complicata della stagione: una prestazione di livello contro i ducali nell'infrasettimanale potrebbe fungere da "cavatappi" per far saltare gli impacci e dare un senso nuovo a una stagione fin qui indecifrabile. Il Bari rimane imbattuto, ma le sue velleità sono appese a una collezione di pareggi interlocutori. In fondo, che tra la proprietà («Obiettivo playoff» dichiarato da Luigi De Laurentiis) e la piazza (che pretende la promozione e «Un grande Bari») ci sia uno scollamento di ambizioni è abbastanza chiaro. Non è chiaro, invece, a cosa puntino squadra, mister e direttore sportivo, i quali l'anno scorso hanno ampiamente dimostrato di saper andare oltre i pronostici. È il caso di iniziare a scoprirlo già da subito.
  • ssc bari
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