Vittima innocente di mafia: la storia del giovane barese Michele Fazio su Rai1

Il documentario disponibile su RaiPlay racconta le origini della criminalità organizzata a Bari Vecchia

giovedì 16 ottobre 2025 13.12
A cura di Anna Lops
«La mafia uccide, il silenzio pure» è una delle frasi più celebri di Peppino Impastato e che meglio riassume anni di faide e di ingiustizie che Bari, e nello specifico Bari Vecchia, ha dovuto sopportare a partire dagli anni 80. Un silenzio rotto il 12 luglio 2001 con la morte di Michele Fazio, vittima innocente di mafia.

A raccontarne la storia, più di venti anni dopo, sono i genitori Pinuccio e Lella Fazio nella trasmissione di approfondimento settimanale sui fatti criminali in Italia "Cose nostre" su Rai 1. Il documentario, curato dalla giornalista Emilia Brandi, racchiude filmati originali, interviste e ricostruzioni.

La storia raccontata affonda le sue radici agli inizi degli anni '80, attraverso le voci dei protagonisti dell'epoca: il sostituto procuratore Dda Desirèe Digeronimo e il capo della Squadra mobile Luigi Liguori, insieme al docente e scrittore Francesco Minervini.

La formazione del primo clan a Bari attraverso le influenze di esponenti della criminalità organizzata, i primi arresti, i primi collaboratori di giustizia, la formazione del secondo clan e i primi omicidi: è questo lo sfondo della silenziosa lotta tra il clan dei Capriati e quello dei Strisciuglio ed è questo lo scenario in cui il piccolo Michele Fazio trascorre la sua breve esistenza. Nelle stradine di Bari vecchia tra silenzi, sparatorie, armi in circolazione, spaccio di droga, Michele cresce tra l'affetto della famiglia e i sani valori insegnati. Figlio di fruttivendoli, sognava la divisa da carabiniere.

A 15 anni, però, un regolamento di conti stronca la sua esistenza: il 12 luglio 2001 un colpo di pistola lo colpisce alla testa. I quattro colpevoli resteranno scoperti fino al 2005. Sarà grazie a un'altra innocente morte, quella del giovane Gaetano Marchitelli, che la procura riaprirà il caso e farà crollare gli alibi costruiti dai quattro colpevoli.

"La strada giusta" non è solo la storia di Michele, ma il racconto di un'intera città, della paura di scegliere e prendere una posizione. Pinuccio e Lella, nella loro semplicità, ridanno giustizia a Michele e speranza a chi continua a temere per sé e per la propria famiglia. Un messaggio per i giovani che non hanno colpe, ma hanno la possibilità di cambiare prendendo Michele come esempio e rendendolo monito per un futuro migliore. La rabbia e il dolore negli occhi di Pinuccio e Lella diventano la testimonianza per chi si trova diviso tra paura e responsabilità. Lella continua a ripetere "Stoc ddò" consapevole del fatto che Bari vecchia è casa sua e che a doversi allontanare è chi ha scelto la strada della violenza.