Popolare di Bari, Carrieri: «Inaccettabile gestione di Stato e Bankitalia»

Il presidente di AssoAzionisti: «Allontanato il direttore generale dopo appena sei mesi. Chiediamo spiegazioni su convocazione assemblea»

mercoledì 2 settembre 2020 10.42
«Se lo Stato e Bankitalia intendono trattare la Banca popolare di Bari come l'ultima delle società di cui sono proprietari, ne siamo dispiaciuti come cittadini per l'ennesimo sperpero di denaro pubblico. Come soci della banca, che hanno visto praticamente azzerato il loro investimento, non possiamo invece in nessun modo accettare le attuali modalità di precaria e superficiale gestione della nostra Banca». Lo scrive in una nota Giuseppe Carrieri, presidente dell'associazione azionisti della Banca popolare di Bari.

«È di oggi la notizia della cessazione del rapporto del direttore generale, assunto appena 6 mesi fa e già allontanato con tutte le conseguenze negative connesse all'interruzione della cooperazione di un dirigente apicale - prosegue Carrieri. Ed é sopratutto di qualche giorno fa la notizia della revoca dell'assemblea dei soci indetta per il 16 settembre. Una operazione pasticciata, confusa e opaca, che non intendiamo passi in secondo piano. Chiediamo di conoscere chi ha dato disposizione in pieno agosto di convocare l'assemblea dei soci per settembre. Pretendiamo di sapere chi, sopratutto, ha imposto che la lista dei nuovi componenti del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale dovesse essere depositata in soli 7 giorni. Chi, infine, e perché non ha presentato nessuna lista di nomi per il socio di maggioranza (Mediocredito centrale), così di fatto causando l'annullamento dell'assemblea».

Per Carrieri, «La Banca Popolare di Bari merita rispetto. E sopratutto meritano rispetto e considerazione i 60mila soci che hanno perso quasi integralmente il loro investimento e che prima proprietari del 100% della Banca, ora, e tutti insieme, ne posseggono appena il 3%. Se lo Stato, Bankitalia, o altri intendono "giocare" o "utilizzare" Popolare di Bari per propri fini, risarciscano e liquidino le partecipazioni azionarie dei 60mila azionisti (baresi, pugliesi, abruzzesi, lucani, ecc.) che non intendono assistere al solito pessimo teatrino gestionale di una partecipata di Stato. Noi usciamo dalla proprietà della Banca, indennizzati del nostro investimento. Poi lo Stato risponderà alla Corte dei Conti dell'eventuale distruzione di valore di una banca del Sud. Noi non staremo a guardare in silenzio», conclude Carrieri.