Mercatone Uno, Shernon chiede il concordato in continuità. Tremano 256 famiglie

Dopo soli otto mesi dal passaggio alla nuova proprietà problemi per l'azienda. A Bari coinvolti in 47, il 18 aprile sciopero a Roma

mercoledì 10 aprile 2019 19.37
A cura di Elga Montani
Nuove nubi si addensano sul futuro di Mercatone Uno a soli 8 mesi dal passaggio nelle mani della Shernon Holding che sembrava aver risolto la situazione. Invece, oggi, una nuova doccia gelata per i dipendenti, arrivata con un messaggio ai dipendenti con il quale vengono avvisati che l'azienda ha chiesto al tribunale di Milano il concordato in continuità. Solo in Puglia sono 256 le famiglie occupate nei diversi punti vendita di cui 47 a Bari (il resto sono 52 a Terlizzi, 42 a San Cesario, 35 a Surano, 56 a Matino e 34 a Francavilla Fontana). Famiglie che avanzano ancora il Tfr dalla vecchia gestione e a cui è stato chiesto di sacrificarsi ulteriormente con la riduzione dei contratti di lavoro per mantenerlo un posto di lavoro, e che ora si domandano quale potrà essere il loro futuro.

«È veramente paradossale ritrovarsi dopo solo così poco tempo di nuovo senza una prospettiva - dichiara Barbara Neglia segretaria regionale Filcams CGIL - è inaccettabile che gli organi di vigilanza del Mise, che solo l'estate scorsa avevano permesso la vendita di quanto rimasto del Mercatone Uno a questa nuova società, non abbiamo verificato la sostenibilità aziendale degli acquirenti. Qualcuno dovrà dare delle risposte a questi lavoratori, qualcuno dovrà finalmente farsi carico della disperata situazione del commercio e soprattutto qualcuno dovrà darci risposte casomai il concordato non fosse omologato. Non di poco conto, la mancata informazione alle organizzazioni sindacali di quanto sarebbe accaduto in questi giorni. Diventa necessario per ridare speranza a questi lavoratori, mettere in campo una grande mobilitazione nazionale a Roma che dia loro visibilità e soprattutto risposte, una volta per tutte vere».

Nel messaggio, inviato dal Ceo di Shernon Valdero Rigoni, si sottolinea l'importanza di questa mossa per salvaguardare il patrimonio della società e le trattative con nuovi investitori. Il concordato sarebbe necessario per far confluire capitali e consentire tutti gli investimenti previsti. Tutto sembra essere legato anche alle problematiche pregresse e alla situazione ereditata dalla precedente gestione e l'obiettivo non sarebbe uscire dal mercato ma ripartire con basi più solide.

La prossima mossa di sindacati e lavoratori, che da fine marzo hanno aperto lo stato di agitazione, sarà una sciopero il prossimo 18 aprile con manifestazione al Mise a Roma.