Mappa dei clan baresi: tra traffici di droga, macchinette e riti di affiliazione

Nella relazione semestrale della Dia anche una nuova alleanza tra i diversi gruppi criminali pugliesi compresi la mafia foggiana e la Scu

mercoledì 13 febbraio 2019 20.08
A cura di Fiorella Barile
"La criminalità organizzata pugliese, come la camorra e 'ndrangheta, affonda le proprie radici nel territorio, replicando la tradizione del familismo mafioso ed i suggestivi ed arcaici riti di affiliazione". E' l'incipit della relazione semestrale gennaio-giugno 2018 della Direzione Investigativa Antimafia presentata oggi in parlamento. Secondo la Dia sembrerebbe in atto un avvicinamento tra camorra barese, mafia foggiana e Sacra Corona Unita, al punto che, in alcuni casi, la cerimonia di affiliazione di sodali baresi è stata celebrata alla presenza di un rappresentante della SCU.
Le tre organizzazioni mafiose pugliesi, pur riconoscendosi come autonome, specie nel controllo militare del territorio, sembrano proiettate, sotto l'egida delle famiglie dominanti, alla realizzazione di una sinergica struttura multi-business, con una mentalità criminale più moderna e "specializzata", che consente loro di spaziare nei vari ambiti dell'illecito (come quello delle scommesse illegali on-line) e di affermare una tendenza espansionistica verso i settori in crescita dei mercati legali. In tale prospettiva, le associazioni criminali si dimostrano capaci di attuare efficaci strategie d'infiltrazione nell'indotto economico-finanziario gestito dagli enti locali, in particolare nel settore dei rifiuti.
Nella città di Bari secondo la relazione è confermata la presenza di associazioni criminali mafiose di soggetti legati tra loro da vincoli di parentela o reclutati attraverso rituali di affiliazione tipici delle organizzazioni camorristiche.
Permane la tendenza dei gruppi baresi egemoni ad espandersi sul territorio extra-cittadino, con una fitta rete di interconnessioni (alleanze criminali denominate "comparanze"), che sconfinano anche oltre la provincia (in particolare, nella vicina BAT).
Tale mobilità è funzionale sia alla commissione dei reati (rapine, omicidi, ricettazione, riciclaggio), sia all'approvvigionamento di armi e droga, che per fornire una migliore protezione, in caso di latitanza, ai propri membri.
Per quanto attiene alle dinamiche interne alle cosche, gli esiti delle attività investigative e giudiziarie concluse nel semestre hanno evidenziato lotte intestine volte ad assumere il comando dei clan, accordi tra compagini diverse tesi ad evitare la spiralizzazione dei contrasti e connivenze nella gestione degli affari criminali anche tra gruppi in passato rivali. Inoltre, non sono mancati repentini cambi di fronte di alcuni sodali, scaturiti come reazione alla "collaborazione" da parte dei boss ovvero in seguito all'omesso mantenimento dei familiari durante periodi di detenzione, o ancora dall'insorgere di nuovi legami di parentela tra membri di clan avversi.
Il clan STRISCIUGLIO, storicamente legato al Borgo Antico di Bari, è articolato in più gruppi operativi, facenti capo ciascuno ad un proprio responsabile sulla base di una suddivisione territoriale (per quartiere), talora rafforzata da una tendenziale ripartizione per settore criminale. Tra i clan baresi risulta quello caratterizzato da un maggior tasso di dinamicità criminale ed efferatezza nella realizzazione di reati fine. Restano legati al clan STRISCIUGLIO i gruppi dei TELEGRAFO e dei MISCEO, operanti nel quartiere San Paolo.
Le indagini hanno fatto luce sull'escalation criminale del sodalizio, riorganizzato da due fratelli (nipoti del capoclan detenuto) in un'articolata struttura criminale, con collegamenti nei comuni di Bitonto, Mola, Valenzano Giovinazzo e Putignano. Il gruppo si era rafforzato anche grazie al transito nelle proprie fila di sodali già appartenenti ad altre compagini criminali, dando segnali di radicamento sul territorio sempre maggiore e anche nel settore pubblico. Appaiono invece ricomposte le frizioni, registrate nel recente passato, tra il clan PARISI e quello dei PALERMITI, entrambi operativi nel quartiere Japigia, con tendenziale espansione verso il sud-est barese, con interessi prevalenti nei settori dell'usura, delle estorsioni, del traffico degli stupefacenti, della ricettazione e del riciclaggio oltre che del gioco d'azzardo. In particolare, il clan PARISI continuerebbe a gestire il business delle macchinette da gioco e delle scommesse on line.
Nel contiguo quartiere Madonnella, appare in bilico l'alleanza DI COSIMO/RAFASCHIERI, da sempre vicino al sodalizio dei PARISI-PALERMITI, stante la politica scissionista attuata da uno dei boss del clan DI COSIMO.
Il clan DI COSOLA, fortemente indebolito dalle incisive operazioni di polizia realizzate sul territorio e dalle collaborazioni avviate da alcuni suoi elementi di vertici, resta attivo nelle estorsioni e nello spaccio di stupefacenti, soprattutto nei quartieri di Carbonara, Ceglie del Campo e Loseto, con influenza anche sui vicini comuni di Valenzano, Adelfia, Bitritto, Sannicandro di Bari e Giovinazzo. In ultimo sempre secondo la Dia, nella città di Bari i principali interessi delle cosche si concentrano sul mercato degli stupefacenti, estorsioni, controllo del gioco d'azzardo, usura, nonché reati contro il patrimonio. Cospicua sul territorio barese la disponibilità di armi anche automatiche, come dimostrano i numerosi sequestri a carico degli affiliati ai vari clan o rinvenute nelle vicinanze dei luoghi dagli stessi frequentati, pronte per un uso immediato o custodite da insospettabili sui quali i sodalizi baresi potevano contare.