Incontro con David Grieco, regista di "La Macchinazione"

In Mediateca la proiezione del film la scorsa settimana, all'interno degli eventi dedicati a Pier Paolo Pasolini

lunedì 27 novembre 2017
A cura di Guerino Amoruso
La scorsa settimana presso la Mediateca Regionale Pugliese è stato proiettato il film "La Macchinazione" di David Grieco, presente in sala. In questa occasione il regista e scrittore ha presentato il film al pubblico numeroso. Si è chiuso così un ciclo di incontri dedicati a Pasolini nel mese di novembre, compresa la Mostra, rimasta esposta fino a venerdì 24, dal titolo "Lo sguardo di Pasolini con gli occhi di Notarangelo verso Matera 2019". Presenti alla presentazione del film Beppe Sbrocchi, direttore del Trani Film Festival e curatore della Mostra, Beppe Notarangelo figlio di Domenico Notarangelo e Mauro Bruno, dirigente del settore cultura Regione Puglia.

"La Macchinazione" è un film particolare, ambientato nell'Italia del 1975, che ripercorre una spaventosa rete di complicità e di verità nascoste dietro il delitto di Pier Paolo Pasolini. In questi anni il nostro Paese è in una posizione avanzata in Europa. Ha i prodotti migliori del mondo, dal cibo all'abbigliamento. Si vive in un benessere apparente all'insegna del consumismo e dove tutti o quasi, posseggono una utilitaria. Il Pci, partito comunista, conquista il potere. Sono anni in cui si parla ancora di fascismo e Pasolini è impegnato al montaggio di uno dei suoi film più discussi, "Salò o le 120 giornate di Sodoma", e alla stesura del romanzo "Petrolio", in cui accusa il potere politico economico. Dopo il furto dei negativi di Salò viene chiesto alla produzione un riscatto pari al costo delle spese della realizzazione del film, e che alla restituzione delle pellicole sia presente solo Pasolini, rivelandosi una scusa per compiere il delitto.

"La Macchinazione" non è solo un film, ma è anche un libro che contiene le prove, le testimonianze e i documenti di un caso giudiziario complesso. Un libro che parla di noi, dell'Italia, della gente disinteressata alla cultura e della gente che soffre rispetto alla mancanza della cultura. Il racconto della storia nel libro comincia proprio nel punto in cui finisce il film. Il 2 novembre del 1975, David Grieco ha 24 anni e fa il giornalista, «Il mestiere ideale per prolungare l'adolescenza», racconta nelle prime righe.

Abbiamo incontrato Grieco qualche istante prima della presentazione del film in Mediateca e rivolgendosi ai giovani di oggi, alle studentesse e agli studenti, racconta: «Sto cercando di allontanarmi da Pasolini, ho avuto tanta fortuna nel crescere con lui, ma non sono né il figlio e né il biografo. Nello stesso tempo Pasolini è l'elemento più fortemente simbolico di qualcosa di enorme, che è tutta la storia che ci manca dall'8 settembre del '43 ad oggi».

La settimana scorsa David Grieco ha presentato il film anche a Salerno in una circostanza come questa. Dopo la proiezione, un magistrato antimafia arrivato con la scorta, gli si siede accanto e durante il dibattito il giornalista che conduceva il momento chiede al magistrato: «Ma lo ha visto il film?» e il magistrato risponde: «Non l'ho visto questa sera, ma l'ho visto tre o quattro volte, e posso dire che le cose sono andate esattamente come racconta il film».

Attraverso le parole del magistrato, David Grieco ha voluto sottolineare che: «Un conto è la verità giuridica, e un conto è la verità storica. Sono due cose che non collimeranno mai. E oggi più che mai, di fronte a questa questione, non c'è nessuna possibilità di metterle insieme. É un anno che abbiamo chiesto la riapertura del processo Pasolini avendo tante prove, tanti indizi, tantissimo materiale. E capisco i magistrati che non lo riaprono, perché non si può giudicare la storia di 75 anni d'Italia in un tribunale. I protagonisti di questa storia sono tutti morti e sono tutti giganteschi nel bene e nel male. Da Andreotti a Cefis per non parlare della parte americana. Sarebbe grottesco ricostruire questa storia nell'aula di un tribunale. Ma questa storia, va ricostruita per i nostri giovani, perché altrimenti non sapranno, come già noi stessi non sappiamo, dove andare. Quindi sto pensando a qualcosa, ma di estremamente ben organizzato e strutturato, una grande conferenza itinerante in giro per l'Italia, in grandi teatri, una volta c'erano i teatri tenda. Se ci sono dei luoghi cosi grandi e disponibili ben venga, ma anche nelle università».

«Dobbiamo avviare questo processo – ha concluso Grieco – che è il processo di conoscenza di noi stessi dove non mandiamo in galera nessuno, però mandiamo in galera tutte le menzogne che ci hanno propinato per tanti anni e cerchiamo di ripartire. Questo lo devo ai miei figli a figli dei miei amici, e a generazioni che apparentemente hanno vissuto in un benessere che non esisteva. Gli abbiamo regalato una situazione impossibile e dobbiamo dargli una mano per uscire, insieme a loro e soprattutto per loro, da questa situazione».