Donata al Museo civico la raccolta di libri dell'artista barese Simone Carella

Fu protagonista della scena d'avanguardia culturale romana negli anni ‘60 e ‘70

venerdì 17 giugno 2022
Bari rende omaggio a Simone Carella, simbolo dell'avanguardia culturale della seconda metà del Novecento: da qualche giorno la sua raccolta di libri, grazie al lascito della sorella Maria, è nella disponibilità della biblioteca del Museo civico di Bari.

Pioniere dell'avanguardia romana, tra gli esponenti più vivaci della scena teatrale degli anni Sessanta e Settanta, il barese Simone Carella è stato l'inventore di Beat72, uno dei primi centri teatrali di ricerca dedicato al teatro, alla poesia e ad altre espressioni artistiche, nonché organizzatore, nel 1979, del Festival dei poeti sulla spiaggia di Castelporziano.

Nell'indimenticabile tre giorni, migliaia di persone parteciparono ai reading dei maggiori poeti del mondo: sulle dune di Castelporziano sfilarono i più grandi nomi della beat generation, tra cui Le Roi Jones, William Burrougs, Allen Ginsberg, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti, ma anche figure del calibro di Evgenji Evtuschenko e Osvaldo Soriano, presentati dall'attore che del beat era a suo modo la star, Victor Cavallo.

«Accogliere il fondo di Simone Carella nel patrimonio librario del nostro Museo civico è per noi un grande onore - commenta l'assessora alle Culture Ines Pierucci - perché offre uno straordinario spaccato di conoscenza che spazia dalla letteratura teatrale italiana alla poesia, dall'arte alla letteratura russa. Grazie a questo dono inatteso, per il quale ringraziamo Maria Carella, speriamo di poter inaugurare una stagione che, nel solco dell'avanguardia barese, sappia valorizzare il futuro di tutte le arti».

«Per qualche tempo la scuola De Marinis ha conservato il lascito di Simone Carella, carbonarese di nascita - sottolinea la presidente del Municipio IV Grazia Albergo - ma, considerata la natura dei volumi, su suggerimento di Maria Carella e grazie all'interlocuzione con Ines Pierucci, sono stati trasferiti al Museo civico per far sì che un pubblico più ampio e trasversale possa accedervi. Non un semplice trasferimento, quindi, bensì la testimonianza di una città aperta, capace di creare collegamenti virtuosi per valorizzare i suoi diversi patrimoni culturali e metterli a disposizione della comunità».