Disastro ferroviario, Castellano (ASTIP): «Caro papà, sei un morto di serie B»

La presidente dell'associazione interviene all'indomani della deroga di 15 anni della concessione a Ferrotramviaria

mercoledì 19 settembre 2018 13.01
Non si ferma l'attività dell'ASTIP (Associazione strage treni in Puglia), che da quel tragico 12 luglio del 2016 chiede giustizia per le vittime del disastro ferroviario sulla Andria-Corato). Negli scorsi giorni, la stessa associazione ha creato una petizione sulla piattaforma change.org indirizzata al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli affinché revochi la concessione a Ferrotramviaria.

Una posizione, per altro, già con vigore ribadita dai parenti delle vittime in una manifestazione che si è svolta nello scorso mese di gennaio in piazza Moro a Bari, organizzata per protestare contro la proroga della concessione alla società di trasporti del Nord Barese. Nello slogan del loro striscione chiare le parole e le richieste dell'associazione: «Ferrotramviaria ha ucciso 23 persone, Regione stop alla concessione». Concetto ribadito anche in occasione dell'anniversario della sciagura lo scorso 12 luglio, quando intervenne il ministro Toninelli.

«Mio padre è morto dilaniato dalle lamiere di un maledetto treno. Ma la sua morte è di serie B - scrive sul suo profilo Facebook la presidente Astip, Daniela Castellano. Già, perché le morti del crollo del ponte di Genova hanno portato alla mobilitazione di tutte le istituzioni, che a quanto pare dalle parole stanno passando ai fatti, quindi di serie A. La morte di mio padre, oltre alle tante parole e promesse, non ha sortito nulla. Ferrotremviaria è stata anche promossa con una deroga della concessione di altro 10+5 anni. Papà, ti hanno ammazzato e a nessuno interessa! Già, caro governo, mio padre non è morto ma è stato ammazzato e voi continuate a fare finta di niente! Caro Ministro ai trasporti, Danilo Toninelli, anche lei ha già dimenticato le promesse che mi ha fatto al km51 il 12 luglio di quest'anno. Grazie, le inserisco nel faldone delle false promesse di chi l'ha preceduta».