Chiusure domenicali dei negozi a Bari, il governo fa dietrofront?

Secondo indiscrezioni M5S e Lega non vorrebbero portare avanti il disegno di legge, Filcams Cgil Puglia commenta: «Come al solito tante chiacchiere»

sabato 15 giugno 2019
A cura di Elga Montani
Possibile dietrofront del governo giallo-verde sulle chiusure domenicali dei negozi. A Bari la problematica è particolarmente sentita, spesso durante le festività ci sono stati diversi scioperi al riguardo. E la notizia lo scorso febbraio che M5S e Lega avessero trovato un accordo in merito aveva fatto gioire dipendenti e sindacati, anche se molti avevano storto il naso.

Ma da quel 2 febbraio sono passati molti mesi senza che l'accordo sottoscritto dai due partiti di maggioranza abbia portato ad una discussione alla Camera. E stando a quanto riportato ieri dal messaggero non ci sarebbe più la volontà di farlo, anzi esisterebbe anche un sondaggio fatto dalla Lega secondo cui il 50% degli italiani non sarebbe favorevole alle chiusure. Senza considerare che gli stesi operatori della grande distribuzioni si sono da sempre detti contrari e durante un incontro alla Camera avrebbero ribadito la loro posizione sottolineando come non aprire la domenica e i festivi rischia di portare ad un calo del fratturato del 18% con conseguenti problemi anche all'occupazione.

Alla notizia del possibile dietrofront del governo rispondono i sindacati. Filcams Cgil Puglia sulla propria pagina Facebook scrive: «Come al solito tante chiacchiere», rigirando anche quanto sottolineato dalla compagine sindacale emiliana: «Dopo gli annunci, la propaganda e le promesse del ministro Di Maio di un intervento legislativo entro il Natale 2018, ora il governo getta la maschera! Nessun intervento sulle liberalizzazioni del commercio - si legge nella nota - Lega e M5S cedono alla pressione della Grande Distribuzione che minaccia licenziamenti e i sei progetti di legge presentati rischiano di essere bloccati dalle commissioni. Un'altra beffa per le lavoratrici ed i lavoratori del settore, una beffa per i piccoli esercenti che non reggono la concorrenza della grande distribuzione».