Calcioscommesse, assolti gli ex capi ultras del Bari. Non minacciarono i calciatori

Erano accusati di aver fatto pressioni su alcuni elementi della squadra 2010/2011 per ricavare soldi dalle combine

martedì 5 novembre 2019 19.28
Escono con un'assoluzione dal processo sul calcioscommesse Alberto Savarese detto il "parigino", Roberto Sblendorio e Raffaele Loiacono, i tre capi dell'ormai sciolto gruppo Ultras Bari. Su di loro gravava l'accusa di violenza privata aggravata, ma per il Tribunale «Il fatto non sussiste». I tre, infatti, erano accusati di aver minacciato i calciatori del Bari stagione 2010/2011, per indurli a perdere due partite del campionato di serie A (Cesena-Bari 1-0 del 17 aprile 2011 e Bari-Sampdoria 0-1 del 24 aprile 2011), per ricavare soldi con le combine.

La sentenza di primo grado risale a giugno dell'anno in corso; il pronunciamento del Tribunale di Bari ha assunto valore definitivo dopo il deposito delle motivazioni e la mancata impugnazione da parte della Procura.

Sul fatto all'epoca indagarono i carabinieri. Secondo gli inquirenti Savarese, Sblendorio e Loiacono sarebbero stati pronti a dar vita a violenti scontri contro i tifosi del Foggia, a portare avanti ritorsioni contro due giornalisti e a organizzare un'azione punitiva nei confronti del portiere Gillet, capitano della squadra del Bari in quella stagione.

I tre, difesi dall'avvocato Gaetano Sassanelli, furono arrestati nel 2012 e detenuti prima in carcere e poi ai domiciliari, fino all'agosto scorso. Il processo di primo grado era iniziato nel luglio del 2013.

«Dopo quasi 10 anni è stata messa definitivamente la parola fine ad una delle pagine più brutte del calcio a Bari - scrivono Savarese, Sblendorio e Loiacono in un comunicato. Vicenda che ci vedeva accusati della peggiore delle colpe per un uomo: il tradimento. Ci accusavano di aver tradito il nostro credo, il nostro essere, il nostro gruppo, la nostra maglia, la nostra città; in poche parole la nostra anima. Pur nella consapevolezza della nostra totale innocenza, sono stati anni tristissimi e non solo per essere finiti ingiustamente in un carcere, ma perché ciascuno di noi ha visto distrutta la propria vita. Uno di noi ha perso il posto di lavoro, un altro ha avuto problemi gravissimi nell'azienda dove lavorava, un altro ancora ha rasentato la depressione e il dissolvimento del proprio nucleo familiare. Quella che però era solo una nostra consapevolezza, oggi si è tramutata in realtà grazie all'impegno del nostro difensore, avvocato Gaetano Sassanelli, e al lavoro della magistratura, nella quale abbiamo sempre avuto fiducia».