Denti stretti, strategia, cinismo: la ricetta di un Bari che vola
I biancorossi sbancano Brescia con pazienza e sofferenza. Con il terzo posto torna la voglia di sognare
domenica 26 febbraio 2023
Ahmad Benali, l'ex di turno, aveva avvertito in settimana: anche se il Brescia viene da sei sconfitte di fila e il Bari da tre risultati utili di fila, la partita è di quelle pericolosissime. E lo 0-2 finale per i galletti, che salgono a quattro risultati utili consecutivi (tre vittorie) e infliggono il settimo ko di fila alle rondinelle, è un risultato che - anche visivamente - restituisce la dimensione della difficoltà che la squadra di Mignani incontra al Rigamonti contro quella dell'esordiente Gastaldello, ma anche del merito acquisito dai biancorossi in un successo cristallino e legittimo.
D'altra parte, Mignani e i suoi la vincono con quella che è la strategia della maturità acquisita nel corso di questo (sempre più sorprendente) campionato di serie B. In bella mostra tutti i pezzi forti del repertorio: la pazienza, il rischio calcolato, la sofferenza a denti stretti, il contropiede, il cinismo. E se a inizio stagione si pensava (non a torto, beninteso) che il Bari fosse quasi solo ripartenze, l'evoluzione della squadra ha dimostrato altro: nel primo tempo a Brescia i biancorossi gestiscono con pazienza il possesso palla, contro una squadra guardinga ma pronta a rubare palla e affondare. Il Brescia crea un paio di pericoli, con Bjorkengren e Rodriguez, ma il Bari è bravo e fortunato a contenere e limitare i danni. I galletti gestiscono con ordine il possesso, facendo correre la squadra di Gastaldello per colpire con freddo cinismo: palla verticale di Maita per Antenucci (chi aveva dubbi su Mirco farà bene a ricredersi) sul filo del fuorigioco, cross perfetto sulla testa del rientrante Benedetti e palla in rete. È la quintessenza del calcio di Mignani, uno che non ha mai avuto la pretesa di essere l'inventore del football, ma semplicemente di applicarne i principi basilari con continuità e concretezza.
Certo, il Bari del Rigamonti non ruba l'occhio, ma è tremendamente pratico nell'interpretare la sua strategia e nel dosare il rischio "calcolato". Mignani, a ragione, è critico con se stesso e la squadra per il secondo tempo, quando i galletti si abbassano troppo a ridosso della loro trequarti, lasciando spazio alla forza della disperazione di un Brescia ormai con le spalle al muro e l'acqua alla gola. Sul successo dei galletti ci sono le manone forti e sicure di Caprile, che si prende il palcoscenico con un paio di parate niente male (su Bjorkengren e Listkowski soprattutto). È un rischio, dicevamo, ma un rischio strategico. Sì, perché il Bari gioca con la frustrazione degli avversari e, con le scelte indovinate dalla panchina, si porta a casa il bottino pieno. La prestazione non memorabile di Botta, esageratamente attratto dal centro del campo più che dall'area avversaria, termina quando l'argentino lascia il posto a Molina, e con gli ingressi di Mallamo e Scheidler per Maiello e Antenucci i galletti si garantiscono un importante apporto di dinamismo e fisicità. Mallamo si mangia il raddoppio, ma è decisivo nell'area biancorossa per stoppare il tiro di Bisoli destinato in rete; e quando, nel recupero, il Brescia è tutto in avanti a caccia del pareggio, Molina recupera palla a centrocampo e serve Scheidler, freddo a concretizzare il contropiede e siglare lo 0-2 definitivo.
Gioco-partita-incontro: il Bari la vince di testa, anche con un po' di fortuna, miscelando il cocktail perfetto per volare in classifica e riaccendere i sogni. Bravi gli uomini di Mignani, poi, a trovare alternative offensive anche in una giornata non indimenticabile di Cheddira, un po' appannato nelle scelte degli ultimi metri. Ma va bene così, perché ai biancorossi serve anche dimostrarsi "indipendenti" dall'italo-marocchino e dalla sua straordinaria verve realizzativa di questa stagione. Di fatto, anche dietro il Bari regge a denti stretti, guidato da Vicari e Zuzek, chiamato al non semplice compito di sostituire Di Cesare all'intervallo.
Un successo, quello di Brescia, che per un paio d'ore ha significato anche il secondo posto; poi il Genoa vince con la Spal e si riporta a +3, ma tutto sommato va bene così. Il Bari si prende il terzo posto e torna a fare la voce grossa per la promozione diretta. E anche se Mignani continua a dire di non voler guardare la classifica, sta di fatto che il Bari è lì e di certo non ha intenzione di cedere il passo. Ora sotto con il Venezia, altro pericoloso incrocio, reso ancora più difficile dall'impegno infrasettimanale. Si attende un San Nicola rovente, come nelle grandi occasioni; perché sì, questa sta diventando un'occasione sempre più grande. E il Bari sembra pronto a fare di tutto per provare a coglierla. La voglia di sognare c'è, ed è forte: la piazza merita di cullare l'ambizione, e - al netto del profilo basso di circostanza - anche la squadra sembra finalmente pensarla così.
D'altra parte, Mignani e i suoi la vincono con quella che è la strategia della maturità acquisita nel corso di questo (sempre più sorprendente) campionato di serie B. In bella mostra tutti i pezzi forti del repertorio: la pazienza, il rischio calcolato, la sofferenza a denti stretti, il contropiede, il cinismo. E se a inizio stagione si pensava (non a torto, beninteso) che il Bari fosse quasi solo ripartenze, l'evoluzione della squadra ha dimostrato altro: nel primo tempo a Brescia i biancorossi gestiscono con pazienza il possesso palla, contro una squadra guardinga ma pronta a rubare palla e affondare. Il Brescia crea un paio di pericoli, con Bjorkengren e Rodriguez, ma il Bari è bravo e fortunato a contenere e limitare i danni. I galletti gestiscono con ordine il possesso, facendo correre la squadra di Gastaldello per colpire con freddo cinismo: palla verticale di Maita per Antenucci (chi aveva dubbi su Mirco farà bene a ricredersi) sul filo del fuorigioco, cross perfetto sulla testa del rientrante Benedetti e palla in rete. È la quintessenza del calcio di Mignani, uno che non ha mai avuto la pretesa di essere l'inventore del football, ma semplicemente di applicarne i principi basilari con continuità e concretezza.
Certo, il Bari del Rigamonti non ruba l'occhio, ma è tremendamente pratico nell'interpretare la sua strategia e nel dosare il rischio "calcolato". Mignani, a ragione, è critico con se stesso e la squadra per il secondo tempo, quando i galletti si abbassano troppo a ridosso della loro trequarti, lasciando spazio alla forza della disperazione di un Brescia ormai con le spalle al muro e l'acqua alla gola. Sul successo dei galletti ci sono le manone forti e sicure di Caprile, che si prende il palcoscenico con un paio di parate niente male (su Bjorkengren e Listkowski soprattutto). È un rischio, dicevamo, ma un rischio strategico. Sì, perché il Bari gioca con la frustrazione degli avversari e, con le scelte indovinate dalla panchina, si porta a casa il bottino pieno. La prestazione non memorabile di Botta, esageratamente attratto dal centro del campo più che dall'area avversaria, termina quando l'argentino lascia il posto a Molina, e con gli ingressi di Mallamo e Scheidler per Maiello e Antenucci i galletti si garantiscono un importante apporto di dinamismo e fisicità. Mallamo si mangia il raddoppio, ma è decisivo nell'area biancorossa per stoppare il tiro di Bisoli destinato in rete; e quando, nel recupero, il Brescia è tutto in avanti a caccia del pareggio, Molina recupera palla a centrocampo e serve Scheidler, freddo a concretizzare il contropiede e siglare lo 0-2 definitivo.
Gioco-partita-incontro: il Bari la vince di testa, anche con un po' di fortuna, miscelando il cocktail perfetto per volare in classifica e riaccendere i sogni. Bravi gli uomini di Mignani, poi, a trovare alternative offensive anche in una giornata non indimenticabile di Cheddira, un po' appannato nelle scelte degli ultimi metri. Ma va bene così, perché ai biancorossi serve anche dimostrarsi "indipendenti" dall'italo-marocchino e dalla sua straordinaria verve realizzativa di questa stagione. Di fatto, anche dietro il Bari regge a denti stretti, guidato da Vicari e Zuzek, chiamato al non semplice compito di sostituire Di Cesare all'intervallo.
Un successo, quello di Brescia, che per un paio d'ore ha significato anche il secondo posto; poi il Genoa vince con la Spal e si riporta a +3, ma tutto sommato va bene così. Il Bari si prende il terzo posto e torna a fare la voce grossa per la promozione diretta. E anche se Mignani continua a dire di non voler guardare la classifica, sta di fatto che il Bari è lì e di certo non ha intenzione di cedere il passo. Ora sotto con il Venezia, altro pericoloso incrocio, reso ancora più difficile dall'impegno infrasettimanale. Si attende un San Nicola rovente, come nelle grandi occasioni; perché sì, questa sta diventando un'occasione sempre più grande. E il Bari sembra pronto a fare di tutto per provare a coglierla. La voglia di sognare c'è, ed è forte: la piazza merita di cullare l'ambizione, e - al netto del profilo basso di circostanza - anche la squadra sembra finalmente pensarla così.