Sgominata la banda di contrabbandieri di carburante, arresti anche a Bari

L'operazione della guardia di finanza di Roma che ha portato all'esecuzione di 16 ordinanze di custodia cautelare

lunedì 2 dicembre 2019 13.42
Scacco al contrabbando di carburante: dalle prime luci di questa mattina oltre 200 militari del comando provinciale della guardia di finanza di Roma, coordinati dalla Dda della capitale, stanno eseguendo nelle province di Roma, Latina, Napoli e Bari sedici ordinanze di custodia cautelare (14 in carcere e 2 ai domiciliari), oltre alla notifica di quattro obblighi di dimora e nove divieti di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche, nei confronti degli appartenenti a un sodalizio criminale responsabili – a vario titolo – di associazione per delinquere, contrabbando di prodotti petroliferi, ricettazione e autoriciclaggio.

Contemporaneamente le fiamme gialle stanno notificando provvedimenti di sospensione della licenza di deposito autorizzato che il Gip del Tribunale di Roma ha disposto per sedici società, intestatarie di depositi commerciali e distributori stradali, coinvolte nell'illecito traffico. Nel corso delle indagini, svolte da gennaio a novembre di quest'anno, è stato quantificato in circa 4 milioni di litri l'ammontare del carburante di contrabbando immesso in consumo, con un'evasione di oltre 1 milione 100mila euro di Iva e di 2 milioni 500mila euro di accise. L'attività repressiva eseguita dai Finanzieri durante le investigazioni ha, inoltre, consentito di trarre in arresto 11 persone colte in flagranza di reato mentre travasavano prodotto petrolifero di contrabbando nelle zone della Magliana e della Pisana, oltre al sequestro di 450 mila litri di gasolio, 27 automezzi, 1 deposito commerciale e 11 autopompe per i vari travasi.

Le indagini della finanza hanno consentito di individuare e smantellare un'organizzazione criminale, con diramazioni internazionali, che – attraverso l'impiego di imprese intestate a "prestanome" e distributori stradali compiacenti – ha immesso in consumo nel territorio italiano oltre 4 milioni di litri di carburante per autotrazione in completa evasione d'imposta.

Il prodotto petrolifero di contrabbando partiva dalla Slovenia e dalla Polonia all'interno di autobotti scortate da lettere di vettura internazionale attestanti il trasporto di olio lubrificante o di altra merce non soggetta ad accisa, così da eludere eventuali controlli su strada. Non appena giunti in Italia, i carichi di gasolio venivano inviati in luoghi di stoccaggio di cui disponeva il gruppo criminale, per essere travasati in altre autocisterne che – munite di nuovi documenti di accompagnamento creati ad hoc – erano pronte per partire alla volta di due depositi commerciali (a Pomezia e Formello), individuati quale base logistica dell'articolazione. Qui il prodotto rimaneva il tempo necessario per essere dirottato, "in nero", ai distributori compiacenti per la successiva vendita al dettaglio.

Le operazioni illegali avvenivano in una sorta di "catena di montaggio" criminale. Gli autotrasportatori si occupavano dello spostamento del gasolio; gli addetti alla "staffetta" delle autocisterne, unitamente "alle vedette" posizionate nei pressi delle zone di travaso, avevano il compito di eludere eventuali controlli; i "contabili" erano incaricati della creazione e gestione del flusso dei falsi documenti accompagnatori (strumentali alla "copertura" del prodotto, facendolo apparire come se avesse assolto l'accisa) oltre che della "sistemazione" del carteggio amministrativo dei depositi commerciali per coprire le eccedenze o deficienze generate dall'arrivo e dalla partenza del carburante di contrabbando.

Regista del sistema illecito era un quarantacinquenne campano con precedenti specifici, il quale – oltre a gestire il traffico di gasolio – ha provveduto a riciclare, parte dei proventi delittuosi mediante l'acquisto del ramo d'azienda di una società (distributore stradale) in provincia di Perugia.