Regione Puglia, la versione di Leo Di Gioia: «Poca autonomia nel gestire la delega»

L'assessore all'Agricoltura dimissionario: «Fatto tanto per l'emergenza Xylella. Nomine Arif? Non sono stato d'accordo. Non ho opzioni politiche al momento»

giovedì 4 luglio 2019 14.32
A cura di Riccardo Resta
Due dimissioni in sei mesi, le seconde «Assolutamente irrevocabili». Leonardo Di Gioia rimette la delega all'Agricoltura e lascia l'assessorato nelle mani del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che dovrà trovare un sostituto per gli ultimi dieci mesi del suo mandato. «Con il presidente Emiliano - dice Di Gioia spiegando i motivi delle nuove dimissioni dopo quelle di gennaio - ci sono incompatibilità caratteriali. Chi viene delegato deve poter svolgere le proprie attività in maniera serena, di raccordo con il presidente che però non deve essere la Cassazione. Nel caso dell'Agricoltura le scelte sono frutto di condivisione con il partenariato e i vari attori; non ho condiviso alcune decisioni, per questo siamo arrivati all'epilogo con una chiusura iniziata già sei mesi fa. Chiedo scusa agli agricoltori che attribuiscono alla politica molti dei loro problemi, ma credo che l'ostacolo maggiore sia di natura burocratica e legato all'assenza di personale».

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Una situazione, quella dell'agricoltura in Puglia, piuttosto delicata dal punto di vista di Leo Di Gioia, che rivendica comunque la bontà del suo lavoro. «La Regione ha vinto tutti i ricorsi, poi ci sono malattie incurabili come la Xylella per cui abbiamo preso provvedimenti regionali e nazionali, con l'arrivo di risorse senza precedenti. Per lavorare in materie come questa ci vuole legittimazione politica, e in quest'ultimo periodo ci sono stati problemi».

La stilettata dell'ex assessore Di Gioia è alle polemiche interne alla maggioranza per il suo sostegno al leghista Casanova, eletto all'Europarlamento. «Ideologicamente i miei valori sono di centrodestra - continua Di Gioia. Io sono stato candidato in una lista civica a sostegno di Emiliano, ma il problema è che quella della Puglia non è una coalizione ideologicamente coesa, ma costruita sul carisma del presidente. Resterò in Consiglio per votare i provvedimenti che sono nel programma del centrosinistra».

Restano, però, le fratture fra Emiliano e Di Gioia: «Da un po' di tempo non ci siamo più presi - prosegue l'assessore dimissionario. Non condivido le nomine di Arif, in Consiglio avevo promesso che dall'agenzia regionale per le attività forestali sarebbe rimasta fuori la politica (Emiliano invece ha nominato sub commissari Vito Damiani e Francesco Ferraro, ex sindaco di centrodestra di Acquarica del Capo, Ndr). Non ho condiviso l'idea di annullare alcuni bandi del Psr e in generale il metodo di lavoro. Per ora voglio solo chiudere qualche altra cosa positiva per gli agricoltori pugliesi; a ricandidarmi non ci penso».

Quest'ultimo anno ha visto nascere il dialogo fra Di Gioia e il ministro dell'Agricoltura, il leghista Centinaio: «C'è amicizia e condivisione di alcune questioni che hanno consentito alla Puglia di fare un buon lavoro - spiega Di Gioia. Questo legame privilegiato va mantenuto, ma questo non autorizza a immaginare un mio passaggio politico. Ai miei elettori ho indicato un candidato che fosse utile nelle relazioni internazionali con un'Europa che deve essere più attenta alla pesca e all'agricoltura. Io al momento non ho un'opzione politica aperta».