La sede del Provveditorato opere pubbliche è abusiva. Il comitato: «No alla sanatoria»

Venerdì si terrà la nuova conferenza dei servizi dopo la sentenza. Gli attivisti per il Parco del castello: «Lo Stato rispetti le leggi»

mercoledì 17 aprile 2019 13.30
A cura di Riccardo Resta
La sede del Provveditorato alle opere pubbliche di Bari è abusiva: a dirlo una sentenza del Consiglio di stato, che ha imposto la convocazione di una nuova conferenza dei servizi per venerdì 19 aprile.

Una decisione degli organi preposti accolta favorevolmente dal comitato Parco del castello di Bari, che da anni lotta per vedere riconosciuta l'illegittimità degli edifici edificati fra gli anni '50 e gli anni '60 sul lungomare De Tullio, proprio di fronte al castello, a due passi dalla cattedrale. Il pericolo, denunciato dagli attivisti per il Parco del castello, è che arrivi una sanatoria che lascia in piedi gli edifici irregolari.

Procedendo con ordine: il primo edificio venne costruito nel 1950, mentre il secondo una decina d'anni dopo in qualità di ampliamento del primo. La sentenza, e prima ancora le denunce del comitato, hanno conclamato il carattere illegittimo della prima costruzione, di tre piani, edificata su un terreno vincolato; di conseguenza è da considerarsi abusivo anche il secondo fabbricato, poiché ampliamento di un edificio abusivo.

Ecco, quindi, che il Consiglio di stato ha imposto una nuova riunione della conferenza dei servizi che autorizzò quell'ampliamento, affinché venga rideterminato. «Non vi azzardate a sanare un abuso che per legge non è sanabile», dichiara Arturo Cucciolla, portavoce del comitato.

«Chiediamo che vengano demoliti - aggiunge il presidente del comitato, Andrea Guarnieri Calò Carducci. La conferenza dei servizi convocata venerdì si svolgerà in una sede dichiarata illegittima. Il Consiglio di stato ha dato ragione a quanto detto da noi, dal Comune di Bari e dalla Regione Puglia fin dal 2014: tutti avevano contestato la chiusura della conferenza dei servizi del 2019, chiedendone la riapertura perché non si conosceva il vincolo del terreno».

La relazione peritale commissionata dal giudice del Consiglio di stato, infatti, ha accertato che la costruzione del 1950 ricade in area vincolata, e che quindi le autorizzazioni emesse per la costruzione non erano da considerarsi valide già all'epoca.

In assenza di sanatoria, come auspicato dal comitato, gli edifici verrebbero demoliti; si andrebbe così verso un significativo passo avanti verso la realizzazione del parco del castello. Il progetto, infatti, prevede l'eliminazione dell'ampio parcheggio su viale De Tullio, l'arretramento della carreggiata all'interno dell'area portuale e la sistemazione a verde dell'intero tratto dalla ex dogana al fossato del castello, fino al giardino Isabella d'Aragona, per un totale di sei ettari. «Queste costruzioni non hanno nulla a che fare con un parco che già nel 1930 esisteva» prosegue Guarnieri. «La legge è uguale per tutti, ma lo è un po' di più per lo Stato che emana le leggi stesse. Ci fosse la sanatoria si sancirebbe che ci sono degli enti statali che sono immuni alla legge», conclude Cucciolla.