La Fiera del Levante di Bari chiude le porte ad Israele
Non ci sarà nessun padiglione riservato allo stato mediorentale nella campionaria di settembre. Ma scoppia la polemica
lunedì 18 agosto 2025
1.44
In Fiera del Levante, dal 13 al 21 settembre, non ci sarà uno stand riservato allo Stato di Israele e la sua bandiera non potrà sventolare. La decisione è stata presa dall'Ente fieristico barese, allineatosi di fatto alla decisione presa già dalla Regione Puglia che aveva deciso di interrompere ogni rapporto con il Paese della stella di David.
Lo scorso 4 agosto, il sindaco di Bari, Vito Leccese, aveva consegnato le chiavi della città a Francesca Albanese, relatrice speciale dell'Onu per i territori palestinesi, a sua volta sanzionata dagli Stati Uniti perché accusata di promuovere una campagna politica ed economica contro Usa e Israele.
La Fiera del Levante di fatto si è adeguata a quanto stabilito dall'amministrazione comunale, che con una PEC - si apprende da agenzie di stampa - aveva dichiarato "non gradita la partecipazione in qualsiasi forma dello Stato di Israele o di suoi rappresentanti fino a quando non porrà fine all'intervento militare nella Striscia di Gaza e alla sistematica violazione di diritti umani della popolazione civile".
Decisione non passata inosservata nel panorama politico nazionale. Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, partito decisamente liberista e liberale, molto vicino alla comunità ebraica italiana, si è così espresso nella giornata di domenica 17 agosto: "Il Comune condotto dalla sinistra e dal pessimo Leccese è in preda a un attacco di autentico antisemitismo".
Dopo l'accusa, è giunta la replica del sindaco Leccese: "Gasparri che mi accusa di antisemitismo è una specie di grottesco cortocircuito della storia. L'esclusione di Israele non ha nulla a che vedere con il popolo israeliano. È solo un piccolo, doveroso gesto simbolico di protesta nei confronti del governo Netanyahu, responsabile della morte di 60mila esseri umani e dell'annientamento per fame di un popolo intero. Quanto alle lezioni di tolleranza da un nostalgico del fascismo, ringrazio il senatore Gasparri ma credo di poterne farne a meno", è stata la dura chiosa del primo cittadino barese.
Lo scorso 4 agosto, il sindaco di Bari, Vito Leccese, aveva consegnato le chiavi della città a Francesca Albanese, relatrice speciale dell'Onu per i territori palestinesi, a sua volta sanzionata dagli Stati Uniti perché accusata di promuovere una campagna politica ed economica contro Usa e Israele.
La Fiera del Levante di fatto si è adeguata a quanto stabilito dall'amministrazione comunale, che con una PEC - si apprende da agenzie di stampa - aveva dichiarato "non gradita la partecipazione in qualsiasi forma dello Stato di Israele o di suoi rappresentanti fino a quando non porrà fine all'intervento militare nella Striscia di Gaza e alla sistematica violazione di diritti umani della popolazione civile".
Decisione non passata inosservata nel panorama politico nazionale. Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, partito decisamente liberista e liberale, molto vicino alla comunità ebraica italiana, si è così espresso nella giornata di domenica 17 agosto: "Il Comune condotto dalla sinistra e dal pessimo Leccese è in preda a un attacco di autentico antisemitismo".
Dopo l'accusa, è giunta la replica del sindaco Leccese: "Gasparri che mi accusa di antisemitismo è una specie di grottesco cortocircuito della storia. L'esclusione di Israele non ha nulla a che vedere con il popolo israeliano. È solo un piccolo, doveroso gesto simbolico di protesta nei confronti del governo Netanyahu, responsabile della morte di 60mila esseri umani e dell'annientamento per fame di un popolo intero. Quanto alle lezioni di tolleranza da un nostalgico del fascismo, ringrazio il senatore Gasparri ma credo di poterne farne a meno", è stata la dura chiosa del primo cittadino barese.