La Cgil in piazza a Bari contro l'autonomia differenziata: «Con noi chi vive il disagio di servizi insufficienti»

Oggi la manifestazione regionale. Gesmundo: «Lavoratori e pensionati colpiti da inflazione che sta impoverendo le famiglie»

sabato 18 febbraio 2023 19.35
La Cgil Puglia chiama a raccolta l'opinione pubblica del Sud Italia, le associazioni, i cittadini e le istituzioni locali contro l'autonomia differenziata. Oggi pomeriggio il sindacato si è messo alla testa della manifestazione regionale che si è svolta a Bari vecchia, in piazza Federico II nei pressi del castello svevo, per dire no a un provvedimento che - secondo la Cgil - aumenterebbe il divario tra Nord e Sud.

Pino Gesmundo, segretario della Cgil Puglia, ha parlato di adesioni arrivare da più parti, soprattutto dagli amministratori di piccoli e grandi comuni pugliesi, «Che già fanno i conti con bilanci scarnificati e non in grado di dare risposte al crescente disagio sociale e sono preoccupati delle possibili ricadute di una autonomia differenziata che scardina unitarietà di diritti e aggrava i divari territoriale. Ma in piazza con la Cgil e le 30 associazioni promotrici c'è una larga fetta del mondo delle imprese e della cooperazione, con Confindustria e Legacoop, il mondo accademico con giuslavorista ed economisti, e ovviamente i vertici della Regione con il presidente Emiliano e la presidente Capone. C'è la politica, con i segretari e attivisti regionali di partiti e parlamentari, dal Pd ad Articolo 1 ai Cinquestelle a Sinistra Italiana. Tanti movimenti e comitati. E ci sono i rappresentanti di quella marea di associazioni che ogni giorno qui al Sud, in Puglia, incrocia il disagio di chi non incontra sufficienti risposte del pubblico rispetto a tutele e servizi. E sa bene che non sarà l'autonomia rafforzata ad affrontare e risolvere, anzi. Ci sono ovviamente i lavoratori e i pensionati che sono oggi i più colpiti da una inflazione che sta impoverendo le famiglie. E tantissimi sono i giovani con le associazioni studentesche che sono colpiti da precariato e mancanza di lavoro al Sud, ancora costretti ad emigrare come negli anni 50. Queste sarebbero le priorità nel Paese».