Il presepe di Figaro che accende il Natale a Catino e Santo Spirito

Trentesima edizione per la Natività secondo Sebastiano Capogna

domenica 15 dicembre 2019
A cura di Gianluca Battista
La devozione è il motore che lo anima, ma a condire il tutto c'è una buona dose di passione e di voglia di fare qualcosa di positivo ed aggregante per il suo quartiere.

Lui si chiama Sebastiano Capogna, 60 anni, barbiere amatissimo nel quartiere Catino oggi ed a Santo Spirito ieri. Santospiritese doc, nel 1979 aveva riaperto la bottega paterna (quella finita nel libro di Valentino Losito "E la chiamano estate") insieme al fratello Felice, divenendo un punto di riferimento per tanti.
Poi la separazione, il passaggio in via Conte Mossa per 12 anni e dal 2012 l'arrivo a Catino, popolare quartiere della periferia nord di Bari che finalmente respira e si rifà il look.

Sebastiano Capogna ha due passioni grandissime: la bicicletta ed il presepe. E se nel primo caso si tratta di qualcosa di privato, che lo porta a farsi centinaia di chilometri la domenica mattina, per la seconda sembra essere divenuto una sorta di "guru" della Natività. Ciò che pensa lui, diviene consiglio per gli altri e regole per allestirne di belle e sempre nuove.

Il suo presepe, inserito in una bottega-museo che racconta la storia dell'attività da barbiere dagli anni '30 del secolo scorso ad oggi, è meta di scolaresche da almeno tre lustri e per questa edizione è stato inaugurato, come tradizione vuole, l'8 dicembre scorso, giorno dell'Immacolata.

«Lo faccio per devozione e per passione - ammette il Figaro santospiritese -, ma negli anni ho pensato di dover lasciare un segno per la mia comunità, sia a Santo Spirito sia a Catino. Durante il periodo primaverile ed estivo - racconta - sono sempre alla ricerca di materiale da riciclare, evitando spesso che qualcuno lo disperda nell'ambiente facendo danno a se stesso ed agli altri. Quest'anno, in chiave "green", ho pensato alle luci al led a basso consumo energetico ed ho riciclato, come recipienti per la bottega del venditore di spezie e legumi, boccette utilizzata da mia figlia per la cura del ferro».

Ovunque, nella sua Natività guardata con ammirazione da appassionati da tutto il circondario e pluripremiata in concorso locali e nazionali, ci sono frammenti di un continuo riciclo di materiali, dai tappi di bottiglia usati come recipienti per le focacce del fornaio, ai giocattoli dismessi delle sue figlie, che divengono arredi per gli interni curati nei minimi dettagli. E poco importa se c'è una commistione di stili ed epoche differenti: a Nino, come lo chiamano gli amici, piace così, secondo la tradizione partenopea.

A parte, su un altro piano, un secondo presepe che starebbe benissimo a Spaccanapoli, omaggio alla sua Santo Spirito, a quel mare bellissimo d'inverno, al panorama non violato dagli assalti del mordi e fuggi estivo ed alla sua bottega, quella in cui raccoglie idee prima e consensi poi. E quest'anno c'è una dedica speciale ad un amico commerciante che non c'è più e che aveva il cuore grande.

Tra vecchi rasoi, quotidiani ingialliti e schiume da barba che raccontano di un tempo che non è mai passato per lui, Sebastiano Capogna allestisce un piccolo grande miracolo annuale, la cui preparazione dura tanti mesi, quando il tempo libero dal lavoro gli permette di riannodare i fili e partire col suo progetto.

Perché di progetto si tratta: quella del Figaro di Santo Spirito è infatti sempre "un'opera prima", mai uguale a se stessa negli anni. Da trenta, dunque, Sebastiano non ripete, come Paganini.

Un salto nella sua bottega di via Nicholas Green è d'obbligo per comprendere meglio come il Natale barese non sia solo la sfavillio delle luci in centro e che esiste una periferia laboriosa, sana, fatta di gente semplice che sa lasciare il segno nella testa e nel cuore di chi ha la pazienza di provare a conoscerla meglio.