Giornata della memoria: Bari ricorda Filippo D'Agostino, vittima del fascismo

Decaro: «Alle discriminazioni rispondiamo con parole di cucitura». Bucci: «Costruire percorsi per seminare valori democratici»

lunedì 28 gennaio 2019 13.53
In questi giorni, tutto il mondo sta celebrando la Giornata della memoria: il 27 gennaio, ricorrenza dell'ingresso dell'Armata rossa nel campo di concentramento di Auschwitz per la liberazione dei prigionieri nel 1945, è la data in cui si ricordano gli orrori dell'olocausto perpetrati dai regimi nazi-fascisti e che sterminarono oltre sei milioni di persone fra ebrei, omosessuali, etnie slave e oppositori politici. Anche Bari ha voluto omaggiare un figlio di questa terra morto per via delle persecuzioni fasciste: questa mattina, 28 gennaio, nella sala consiliare a Palazzo di città si è tenuta la cerimonia in onore di Filippo D'Agostino sindacalista, consigliere comunale di Bari, antifascista, vittima della deportazione in ricordo delle vittime dell'olocausto e morto nel campo di concentramento di Mauthausen.

Il sindaco Decaro ha deposto una corona di fiori sotto la targa che porta il nome di D'Agostino, nella cerimonia organizzata da amministrazione comunale e ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) con l'ARCI, la Camera del Lavoro CGIL, la Rete della Conoscenza e il Coordinamento Antifascista di Bari. Alla cerimonia sono intervenuti il sindaco Antonio Decaro, il presidente provinciale dell'ANPI Ferdinando Pappalardo e il segretario cittadino della CGIL Gigia Bucci.

Nel commemorare D'Agostino, il sindaco ha ricordato le motivazioni con le quali il presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi; nel 1955, gli conferì la Medaglia d'Argento al Valore militare: "Vecchio antifascista che già in precedenza aveva patito carcere e confino, fin dagli inizi partecipava attivamente alla lotta di liberazione. Arrestato e deportato in campo di concentramento in Germania, nonostante gli stenti e le sofferenze inenarrabili cui era sottoposto, continuava a svolgere attiva opera di propaganda e di incitamento alla lotta in mezzo agli internati: scoperto nel tentativo di eliminare i componenti la guardia al campo e sottoposto ad atroci torture, teneva contegno spavaldo e sprezzante tanto che il nemico esasperato finiva per trucidarlo a bastonate".

«È importante ricordare ciò che siamo stati e le atrocità commesse in passato, perché solo così possiamo guardare con più fiducia al futuro - ha detto Decaro. In questo tempo difficile, non solo in Italia, in cui si tende a utilizzare parole di rottura, di frattura, dobbiamo invece cercare di reagire e usare parole di cura, di ricucitura. Prima degli ebrei c'erano gli omosessuali, i rom, i sinti: se ricordiamo le parole di quel pastore protestante, che ricordava come toccò prima agli zingari e poi, via via, a tante altre categorie di persone finché nell'indifferenza generale non rimase più nessuno a difendere il suo prossimo, la memoria di ciò che è accaduto, nel nostro Paese e nel mondo, deve guidare i nostri passi. In questi giorni mi sono trovato a spiegare a mia figlia piccola gli orrori dell'olocausto, commentando le immagini trasmesse dai media con migliaia di scarpe, di zaini e di effetti personali accatastati nei campi di sterminio e dicendole a quali atrocità si erano spinti gli esseri umani. Purtroppo quelle azioni non sono lontanissime, come potrebbe sembrare, e alcune parole discriminatorie utilizzate un tempo ritornano, ad esempio, quando si affronta il tema delle migrazioni. Sebbene possa sembrare che il popolo italiano non sia più accogliente come è sempre stato, per fortuna si registrano delle reazioni opposte con intere famiglie disposte ad accogliere al proprio interno persone migranti. E questo, nonostante tutto, ci fa ancora sperare nel futuro».

«Filippo D'Agostino - ha evidenziato Gigia Bucci - mi riporta immediatamente a Rita Maierotti, sua moglie, che difese strenuamente e vittoriosamente la città di Bari dall'attacco fascista insieme a Giuseppe Di Vittorio. Grazie all'amministrazione Decaro stiamo lavorando non solo per l'esercizio della memoria ma stiamo costruendo anche dei processi reali con cui seminare i valori democratici e antifascisti, penso all'itinerario antifascista che a breve presenteremo nelle scuole di Bari e che tra le tante tappe proporrà anche l'esempio di Filippo D'Agostino».

I
l professor Pappalardo ha ricordato due figure complementari nel superare la retorica di una resistenza unilaterale: «Ricordarli insieme contiene anche insegnamenti per l'oggi: Zannini era cattolico, D'Agostino comunista ed entrambi sono morti per mano per nazifascisti, a dimostrare che la resistenza fu un fenomeno ampio, comunitario e democratico. Di fronte al riapparire di segnali inquietanti e rigurgiti allarmanti di razzismo e omofobia di tempi che troppo facilmente abbiamo presunto di esserci lasciati alle spalle, di fronte a reazioni di scoramento che a volte ci prendono, conviene ricordarsi e avere fiducia nel fatto che a certi valori non si abiura e non si rinuncia anche quando costano sofferenze inenarrabili».

Filippo D'Agostino (Gravina 1885-Mauthausen 1944) è una figura luminosa di combattente per la libertà e la giustizia. Militò nel partito socialista e poi in quello comunista. Difese con Giuseppe Di Vittorio la Camera del Lavoro di Bari vecchia quando, nel 1922, gli squadristi tentarono di espugnarla. Con la moglie Rita Maierotti, fu strenuo oppositore del regime fascista che lo condannò al confino. Tra i primi organizzatori della Resistenza, venne arrestato nel 1944 e deportato a Mauthausen, dove i nazisti lo assassinarono. Medaglia d'argento al valor militare, Filippo D'Agostino rappresenta in maniera esemplare la tragica storia di migliaia di "triangoli rossi" deportati nei lager in quanto partigiani e antifascisti, e - in moltissimi - uccisi per sfinimento e con i gas. Nella sua vicenda individuale egli rispecchia l'enorme moltitudine di vittime dello sterminio nazista per odio razziale e politico, che l'ANPI si impegna a non dimenticare per combattere con più forti ragioni il flagello del fascismo e del razzismo in tutte le forme che essi assumono nel nostro tempo.