Dodicenne morta al Giovanni XXIII, la mancanza di un farmaco causa del decesso?

Il padre della bimba ha chiesto l'accesso agli atti per verificare la presenza del Dantrium. Damascelli: «Ombre sulla vicenda»

venerdì 8 dicembre 2017 10.28
A cura di Elga Montani
Zaray poteva essere salvata? Questa è la domanda che attanaglia i genitori della 12enne, morta dopo un intervento al femore a causa di una ipertermia maligna. Una complicanza che può insorgere in seguito alla somministrazione di un anestetico, ma che può essere curata se diagnosticata in tempo e se si dispone di un determinato farmaco chiamato "Dantrium", che secondo le linee guida deve essere presente negli ospedali.

Il dubbio dei genitori, e non solo, è che questo farmaco non fosse disponibile la sera del 19 settembre scorso, quando la bimba stava male all'ospedaletto barese. E proprio per sapere questo il padre della giovane ha fatto una formale richiesta di accesso agli atti dell'ospedale, pe comprendere meglio come siano andate le cose, in quanto, come si può leggere nella richiesta: «Vi è fondato motivo di ritenere che i farmaci necessari (nella specie il farmaco "Dantrium", dantrolene sale sodico) non siano pervenuti tempestivamente dalla azienda Policlinico alla clinica Giovanni XXIII nonostante le richieste effettuate dai sanitari».

E ieri il consigliere di Forza Italia, Domenico Damascelli ha rincarato la dose al riguardo: «Si può morire a 12 anni per una frattura al femore? Si può morire nel silenzio assordante delle istituzioni? Zaray Coratella, operata il 19 settembre scorso all'ospedale Giovanni XXIII di Bari, sembra che sia deceduta per ipertermia maligna, un'infiammazione pericolosa che però non è letale se si somministra un farmaco specifico, il "Dantrium". Farmaco che, secondo le norme, deve essere sempre presente nelle sale operatorie. Ed è proprio su questo che c'è mancanza di trasparenza. Nessuno infatti ha ancora dichiarato se il farmaco ci fosse o meno al momento dell'intervento, o se ve ne fosse in quantità sufficiente».

«Ci sono ombre sulla vicenda – prosegue – che vanno assolutamente chiarite. È stata anche istituita una commissione ad hoc per verificare i fatti, ma ad oggi questo organismo non ha dato ancora alcun esito ufficiale sul lavoro svolto. Entro quali tempi la Regione intende acquisire il rapporto ufficiale? Il papà della povera 12enne è stato costretto a rivolgersi all'Urp per avere notizie. Un'offesa oltre al dolore per la perdita di una figlia. In tutto ciò, anche il Governo regionale non fa mancare la sua dose di silenzio, sia per quanto riguarda i lavori della commissione sia per dimostrare vicinanza alla famiglia che piange una scomparsa inaccettabile».

«Sento, dunque – conclude Damascelli – di chiedere al presidente Emiliano di rompere il muro intorno a questa vicenda: la famiglia merita la verità sull'accaduto, ma anche tutti noi abbiamo il diritto di vederci chiaro. Vogliamo sapere che succede nelle nostre sale operatorie, vogliamo sapere se le strutture sanitarie sono fornite di tutti i medicinali necessari, e vogliamo anche conoscere le responsabilità dell'accaduto per rispetto alla famiglia e per evitare che si possano ripetere in futuro».

L'inchiesta è in corso, per stabilire se effettivamente ci sono state delle negligenze nella cura della giovane, e per capire di chi eventualmente possano essere le cause della possibile mancanza di un farmaco tanto importante in una struttura come il Giovani XXIII.