Dipendenti Marozzi in sciopero contro i licenziamenti

La procedura rischia di diventare effettiva il 13 febbraio, l'azienda non arretra dalla sua posizione

venerdì 9 febbraio 2018 10.15
A cura di Elga Montani
Dipendenti della Marozzi Autolinee sul piede di guerra. Dopo la notizia dello scorso novembre relativa al fatto che l'azienda aveva iniziato una procedura di licenziamento ai danni di 85 dipendenti, principalmente autisti, determinata da una presunta crisi aziendale giunge oggi la decisione dei dipendenti di scioperare. Uno sciopero che andrà in atto domenica 11 febbraio, per ribadire il fatto che Marozzi non è un'azienda in difficoltà, ma che l'imprenditore vuole adeguarsi al mercato a discapito dei suoi dipendenti.

«Abbiamo deciso di indire questo sciopero – dichiara ai nostri microfoni Maria Teresa De Benedictis, segretario generale di Filt Cgil Puglia – perché la Marozzi ha attivato questa procedura di licenziamento per 85 dipendenti, giustificandola con la crisi aziendale, quando in realtà l'azienda ha i bilanci in attivo. Noi non vediamo in questa mossa della Marozzi una crisi aziendale, vediamo la volontà di riorganizzare il servizio per adeguarsi al mercato, fatto di competitor come Flixbus con tutto il sistema che gli gira intorno».

«Abbiamo provato a proporre all'azienda proposte alternative al licenziamento – prosegue – ma non sono state recepite e da parte loro sono state, invece, fatte proposte irricevibili. Ovvero, licenziamento e riassunzione al parametro d'ingresso, cancellazione di tutta la contrattazione di secondo livello. Invece di investire in nuove tecnologie ed innovazione per adeguarsi al mercato, Marozzi pensa di risparmiare sulla forza lavoro e su 85 dipendenti di cui comunque ha bisogno. Il problema è proprio questo, i lavoratori servono, ma servono nel sistema che vuole l'imprenditore, ovvero quello di Flixbus: io imprenditore mi occupo solo della progettazione delle linee, la programmazione e il marketing, mentre il servizio lo esternalizzo al 100% ai padroncini».

«Oltre allo sciopero – conclude – stiamo vedendo di organizzare anche un presidio, stiamo valutando altre iniziative per far riuscire ad evitare i licenziamenti, cercando anche di far intervenire lo Sviluppo Economico. Dobbiamo sottolineare che il 13 abbiamo l'incontro al Ministero del Lavoro, se in quell'occasione non si giunge ad un accordo la procedura è chiusa. Dobbiamo necessariamente trovare soluzioni alternative prima del 13».