Carbonara, chiude reparto di riabilitazione, proteste dei cittadini

Raccolta firme contro la decisione della Asl di accorpare il servizio in 3 strutture, i sindacati: «Assistenza territoriale deve essere vicina ai pazienti»

giovedì 8 novembre 2018 15.51
A cura di Elga Montani
Una nuova tegola di abbatte sul quartiere Carbonara di Bari. Dopo la polemica dei giorni scorsi che ha visto al centro della diatriba tra cittadini e comune l'ex campo di calcio destinato ad ospitare un parcheggio, l'attenzione di sposta sul Di Venere. L'Asl di Bari ha, infatti, deciso di chiudere il reparto di riabilitazione dell'ospedale accorpando tale servizio in sole 3 strutture del territorio cittadino, ovvero Japigia, Santo Spirito e l'ex CTO. Tutta la popolazione dell'area che va da Ceglie al quartiere Murat dovrà quindi far riferimento a Japigia.

Ma i cittadini di Carbonara non ci stanno a vedersi portar via un servizio così importante e si sono già attivati con una raccolta firme che ha superato le 750 adesioni. Anche se dalla Asl fanno sapere che la decisione rientra in un piano ampio di: «riorganizzazione del servizio di riabilitazione del Distretto sociosanitario di Bari [...] al fine di poter assicurare il massimo orario di apertura per ciascuna di esse».

Al fianco dei carbonaresi si sono espressi anche i sindacati della Fimmg (Federazione Italiana Medici di Famiglia, il cui segretario Nicola Calabrese ha dichiarato: «La Regione dovrebbe sposare un modello di assistenza capillare in grado di gestire la cronicità. La medicina generale e l'esperienza dei CPT, in questo, rappresentano una grande risorsa, perché offrono servizi di prossimità ai cittadini e sono in grado quindi di rispondere al meglio ai bisogni di salute dei pazienti. Vanno incontro inoltre anche all'esigenza dei sindaci di garantire servizi assistenziali ai cittadini nel proprio territorio di riferimento».

«Inutile avviare una sperimentazione che punta alla capillarità di assistenza (il riferimento è al progetto Care Puglia 3.0 ndr) - sottolinea Calabrese - e al tempo stesso chiudere servizi sul territorio. Siamo d'accordo per la creazione di grandi strutture ospedaliere di eccellenza; ma tutta l'assistenza territoriale, inclusi i servizi di riabilitazione devono essere portati vicino ai pazienti, con piccoli ambulatori diffusi in modo capillare»