Scarsa condizione e tanta sofferenza, il Bari stringe i denti e avanza

Vivarini e i suoi possono tirare un sospiro di sollievo dopo una partita portata a casa con tante incognite

martedì 14 luglio 2020 9.23
A cura di Riccardo Resta
Che sarebbe stata dura lo si sapeva, che si sarebbe trasformata in pura sofferenza, quasi un calvario, era difficile da prevedere. Il Bari è in semifinale playoff, e tanto basta per tirare un bel sospiro di sollievo e guardare il bicchiere mezzo pieno. Però la partita con la Ternana, quella che ai più ha lasciato il sapore di finale anticipata, apre più di un interrogativo sulla squadra di Vivarini.
Basta il pari per 1-1 in un San Nicola spettrale, surreale come gli orologi sciolti di Dalì. Dal quarto di finale emerge con chiarezza un Bari in condizione fisica più che precaria, con poche idee e ben confuse. Biancorossi che, di fatto, arrivano al tiro in porta solo in occasione del rigore trasformato con la solita freddezza olimpica da Antenucci, e procurato dall'astuzia di Laribi e dal braccio eccessivamente largo di Vantaggiato.
Lo stesso Vantaggiato che mette i brividi al Bari con un bolide dal limite che vale il pareggio (ottavo goal da ex, vera bestia nera dei biancorossi), dopo aver ammiccato al goal con un altro paio di bombe, più una nel finale su cui Frattali fa il miracolo.
Troppa la differenza atletica fra le due squadre, con un Bari che ha visto il suo vantaggio (entrare ai quarti) trasformarsi in un grave handicap al cospetto di una squadra che al San Nicola giocava la sua quinta partita dopo il lockdown. Ternana che ha mostrato di avere molta più benzina nel motore anche dopo l'espulsione di Palumbo al 23' della ripresa, riuscendo a trovare il pareggio e mettendo alle corde un Bari completamente in balia degli eventi dopo l'intervallo. Ternana che, giova ricordarlo, conclude il primo tempo con già quattro cambi effettuati.
I biancorossi non vincono un duello individuale, arrivano dopo su tutte le seconde palle e finiscono costantemente per abbassarsi a ridosso dell'area di fronte alla maggiore verve delle fere. Alcune scelte di Vivarini non hanno convinto: la catena sinistra Costa-Scavone è in eterna sofferenza per le incursioni di Partipilo e Nesta, a destra Ciofani soffre tremendamente Furlan, a centrocampo Bianco non ha quasi mai la possibilità di alzare la testa, asfissiato dal pressing umbro.
Tardivi sono apparsi anche i cambi: Maita e Schiavone (i due uomini di maggior qualità a centrocampo, materia prima della cui assenza il Bari ha avvertito il colpo) fanno il loro ingresso solo a metà ripresa, Antenucci e Simeri finiscono la partita in piedi a stento, Laribi arriva al cambio nel recupero stremato. L'ingresso nel finale di Folorunsho permette alla squadra di salire e di vincere qualche contrasto fisico, lì dove anche Hamlili era apparso in affanno.
Insomma, una serie di circostanze sfavorevoli ma anche di errori di lettura di cui far tesoro in semifinale. Di fronte ci sarà la Carrarese, arrivata alle final four anch'essa da quasi miracolata (da 2-0 a 2-2 conto la Juve baby, partita altrettanto da brividi), come la Reggiana (a cui basta lo 0-0, col Potenza che sbaglia un rigore). Turno favorevole per le tre seconde, salvate dallo status di teste di serie (non lo stesso dicasi per il Carpi, strapazzato dal Novara); in semifinale Bari e Carrarese partiranno dalla stessa situazione, in termini di condizione atletica e partite giocate. Anche lì conterà sfangarla, senza il paracadute del pareggio. Pochi sofismi e tanta concretezza: questo servirà al Bari per raggiungere l'ultimo atto. Con la consapevolezza di essere una squadra che ha - perlomeno - imparato a stringere i denti e badare al sodo. Un'arma in più, la più affilata, sulla strada per la B.