Omicidio Capriati: eseguita l'autopsia, oggi le esequie al cimitero di Bari
Il rito delle esequie si è svolto questa mattina, in forma privata, al cimitero monumentale di via Crispi. Intanto proseguono le indagini
venerdì 5 aprile 2024
10.03
Quattro proiettili che non hanno lasciato scampo a Raffaele Capriati, 40 anni, ucciso a Pasquetta in una strada buia di Torre a Mare, via Bari: il rito delle esequie si è svolto oggi, in forma privata, al cimitero di via Crispi, come detto ieri dal prefetto Francesco Russo dopo il comitato per l'ordine e per la sicurezza pubblica.
La salma è stata restituita ai parenti in serata, al termine dell'autopsia svolta nell'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari dal professor Francesco Vinci in un'indagine del pubblico ministero antimafia Grazia Errede. Bocche cucite sul caso che si è rivelato molto complesso per i medici: durante il sezionamento del cadavere sono state svolte anche ulteriori analisi di laboratorio. Secondo i primi risultati dell'esame autoptico la vittima sarebbe stata trafitta da quattro colpi.
Tre hanno colpito il figlio di Sabino Capriati in pieno volto: «Lello», infatti, potrebbe essersi accorto dell'arrivo dei killer in sella ad uno scooter di grossa cilindrata o, semplicemente, potrebbe essersi voltato dopo essere stato chiamato. Gli assassini sono entrati in azione sparando dritto al bersaglio, in quello che sembra un omicidio premeditato. Il 40enne era in auto con una donna, «forse la sua compagna», quando è stato colpito da tre colpi di pistola al volto e da uno alla spalla.
La successione di colpi a bruciapelo ha avuto un effetto dirompente e mortale. Di sicuro, ha mirato verso la testa per cancellarne vita e memoria, il killer. Voleva colpirlo e c'è riuscito. Tutto è durato pochi secondi, quelli necessari ad uccidere e fare scempio di un corpo, ma la dinamica precisa è tutta ancora da verificare e potrà essere completa una volta confrontati gli esami necroscopici con i rilievi eseguiti sul posto dalla Scientifica. Solo così, forse, si avrà un quadro completo.
La donna che era con lui, invece, una sua quasi coetanea, dopo l'agguato, nonostante lo spavento, ha composto il 118, ha atteso l'arrivo del personale sanitario che ha portato in ospedale, al Policlinico, il nipote del mammasantissima Tonino per poi svanire nel nulla a bordo della vettura. Insomma, ha chiesto aiuto e poi è scappata. E con l'auto è sparito lo smartphone di «Lello», non ancora ritrovato. Sino alla mattinata di mercoledì, quando è stata rintracciata dagli investigatori.
Questa mattina, alla benedizione della salma, c'erano anche anche gli agenti della Squadra Mobile per garantire l'ordine e la sicurezza pubblica. Gli stessi, che fra timori e omertà e con il coordinamento del primo dirigente Filippo Portoghese, stanno ricostruendo lo scenario in cui è maturato l'agguato che ha steso «Lello».
La salma è stata restituita ai parenti in serata, al termine dell'autopsia svolta nell'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari dal professor Francesco Vinci in un'indagine del pubblico ministero antimafia Grazia Errede. Bocche cucite sul caso che si è rivelato molto complesso per i medici: durante il sezionamento del cadavere sono state svolte anche ulteriori analisi di laboratorio. Secondo i primi risultati dell'esame autoptico la vittima sarebbe stata trafitta da quattro colpi.
Tre hanno colpito il figlio di Sabino Capriati in pieno volto: «Lello», infatti, potrebbe essersi accorto dell'arrivo dei killer in sella ad uno scooter di grossa cilindrata o, semplicemente, potrebbe essersi voltato dopo essere stato chiamato. Gli assassini sono entrati in azione sparando dritto al bersaglio, in quello che sembra un omicidio premeditato. Il 40enne era in auto con una donna, «forse la sua compagna», quando è stato colpito da tre colpi di pistola al volto e da uno alla spalla.
La successione di colpi a bruciapelo ha avuto un effetto dirompente e mortale. Di sicuro, ha mirato verso la testa per cancellarne vita e memoria, il killer. Voleva colpirlo e c'è riuscito. Tutto è durato pochi secondi, quelli necessari ad uccidere e fare scempio di un corpo, ma la dinamica precisa è tutta ancora da verificare e potrà essere completa una volta confrontati gli esami necroscopici con i rilievi eseguiti sul posto dalla Scientifica. Solo così, forse, si avrà un quadro completo.
La donna che era con lui, invece, una sua quasi coetanea, dopo l'agguato, nonostante lo spavento, ha composto il 118, ha atteso l'arrivo del personale sanitario che ha portato in ospedale, al Policlinico, il nipote del mammasantissima Tonino per poi svanire nel nulla a bordo della vettura. Insomma, ha chiesto aiuto e poi è scappata. E con l'auto è sparito lo smartphone di «Lello», non ancora ritrovato. Sino alla mattinata di mercoledì, quando è stata rintracciata dagli investigatori.
Questa mattina, alla benedizione della salma, c'erano anche anche gli agenti della Squadra Mobile per garantire l'ordine e la sicurezza pubblica. Gli stessi, che fra timori e omertà e con il coordinamento del primo dirigente Filippo Portoghese, stanno ricostruendo lo scenario in cui è maturato l'agguato che ha steso «Lello».