No alle trivelle nel nostro mare, Flash Mob a Bari

Le associazioni si sono date appuntamento alla rotonda sul lungomare per simulare i danni creati dall'air-gun

lunedì 9 aprile 2018
A cura di Elga Montani
Un flash mob per dire No alle trivellazioni nell'adriatico. Ieri pomeriggio Greenpeace insieme al Coordinamento NoTriv terra di Bari ha dato appuntamento alla rotonda del lungomare a tutti coloro che vogliono lottare per proteggere il nostro mare dalle trivellazioni petrolifere. Un appuntamento che non è stato isolato, ma che ha avuto la compagnia di altri 7 appuntamenti in tutta Italia (Rimini, San Benedetto del Tronto, Ancona, Giulianova, Pescara, Vasto e Termoli). Manifestazioni nate: «per dire no ai progetti di prospezione petrolifera con l'air gun approvati dal Ministero dell'Ambiente e in via di autorizzazione definitiva da parte del Ministero dello Sviluppo Economico».

Durante la manifestazione, ideata con l'intento di "simulare i danni che subiscono i pesci e tutto l'ecosistema marino" a causa delle trivellazioni effettuate proprio con la tecnica dell'air-gun, i presenti hanno urlato dieci volte 'boom' e poi si sono accasciati tutti a terra.

Dopo il referendum dello scorso anno che non riuscì a raggiungere il quorum, anche a causa delle posizioni ostili di alcuni esponenti politici, che 'consigliarono' agli elettori di andare al mare piuttosto che alle urne, torna prepotente un tema importante soprattutto per la nostra regione. Infatti, «in questi giorni si è aggiunta l'ennesima richiesta di Valutazione di Impatto Ambientale da parte dei petrolieri - sottolineano le associazioni aderenti al flash mob - depositata dalla Edison per il Permesso di ricerca idrocarburi 'd 84 F.R-.EL' per svolgere prospezioni con air gun nel Canale d'Otranto. Ma questa volta il Ministero ha attivato una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale transfrontaliera, con la Grecia. Significa notificare ufficialmente, in base alla Convenzione internazionale di Espoo e alla direttiva europea sulla VIA, l'avvio della procedura ai paesi che possono avere impatto dalle scelte effettuate in Italia».

Obiettivo finale delle associazioni che lottano per questa causa è che il nuovo governo non ancora insediato arrivi a legiferare: «per impedire la deriva petrolifera dei mari italiani».

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