Ferrovie Sud Est, la Corte europea: «Dallo Stato un aiuto illecito da 70 milioni»

Il tribunale comunitario si pronuncia sullo stanziamento di fondi da parte di Ministero dei Trasporti e di Fsi

giovedì 19 dicembre 2019 14.18
Lo stanziamento di 70 milioni di euro da parte del Ministero dei Trasporti a favore di Ferrovie del Sud Est (Fse) e la cessione di quote del Ministero in Fse a Ferrovie dello Stato italiane costituiscono aiuti di Stato non notificati alla Commissione europea. Lo dice una sentenza della la Corte di giustizia dell'Unione europea, che oggi si è espressa in merito al ricorso presentato da Arriva Italia e altre società di trasporto pubblico contro il decreto del gennaio 2016 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

I fatti risalgono all'ottobre 2016, quando Arriva Italia e altre società di trasporto pubblico e ferroviario avevano fatto ricorso al Tar del Lazio impugnando la decisione del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti del gennaio precedente, che prevedeva lo stanziamento di 70 milioni di euro a favore di Fse e il trasferimento dell'intera sua partecipazione in Fse a Fsi, società il cui capitale è detenuto dal Ministero dell'Economia. In cambio, Fsi non ha versato alcuna somma corrispettiva, impegnandosi altresì a risanare la situazione patrimoniale di Fse.

Secondo Arriva Italia e le altre le società che hanno fatto ricorso e che avrebbero voluto acquistare Fse, le misure previste dal decreto costituirebbero un aiuto di Stato illegale in quanto non notificato alla Commissione né da questa approvato. Il Tar in quella occasione rigettò il ricorso presentato da Arriva Italia, che ha impugnato il provvedimento davanti al Consiglio di Stato, il quale a sua volta si è rivolto alla Corte di giustizia Ue.

Con la sentenza di oggi i giudici del Lussemburgo hanno stabilito che entrambe le misure previste dal decreto ministeriale costituiscono aiuti di Stato, anche se spetterà al giudice nazionale stabilire chi ne sia stato il beneficiario effettivo, cioè se Fse o Fsi. Secondo la Corte europea, poiché gli aiuti in questione non sono stati notificati alla Commissione europea come previsto dalla giurisprudenza comunitaria, sarà il giudice italiano a doversi pronunciare attraverso l'applicazione del diritto nazionale, sia per quanto riguarda l'invalidità degli atti sia per il recupero della somma stanziata a favore di Fse.