Campagna elettorale primarie Pd del 2017, indagato Emiliano

Sospetti su una fattura di 65mila euro versata da due imprenditori all'agenzia di comunicazione che seguiva il governatore. La difesa: «Violato segreto istruttorio»

mercoledì 10 aprile 2019 21.44
Il governatore dalla Regione Puglia Michele Emiliano è indagato con il suo capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi, e tre imprenditori per delle presunte irregolarità nella campagna elettorale per l'elezione del segretario Pd del 2017.

Sotto la lente d'ingrandimento della Procura di Bari è finita una vicenda che riguarda una fattura da 65mila euro pagata da due imprenditori baresi a un'agenzia di comunicazione che curò la campagna elettorale di Emilano in occasione della consultazione primaria del Pd nel 2017. I reati contestati a vario titolo sono induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso di ufficio e false fatture.

Sulla vicenda in serata è intervenuto lo stesso Emiliano, che in una lunga nota precisa: «Ho denunciato ieri alla Procura della Repubblica una violazione del segreto istruttorio. Lunedì 8 aprile sono infatti venuto a conoscenza che nella giornata di giovedì 11 aprile sarei stato oggetto di una attività di acquisizione di documenti e dati da parte della Guardia di Finanza in relazione ai finanziamenti percepiti in occasione della mia campagna per le primarie del Pd del 2017. In particolare, la fuga di notizie in piena violazione del segreto istruttorio precisava ulteriori fatti e circostanze. Lo stesso lunedì 8 aprile chiedevo al Procuratore della Repubblica di Bari di potere denunciare i fatti a mia conoscenza al fine di ottenere la massima tutela da possibili violazioni del segreto istruttorio di natura strumentale atteso il mio ruolo pubblico».

«Denunciavo i fatti martedì 9 aprile al Procuratore della Repubblica redigendo regolare verbale - continua Emiliano nella sua ricostruzione. Questa mattina alle ore 9, come anticipato dalla fonte indicata al Procuratore della Repubblica il giorno prima, la Guardia di finanza di Bari mi chiedeva di potere verificare alcune chat del mio telefono e mail relative agli scambi di messaggi con alcuni soggetti di interesse dell'ufficio. Contemporaneamente identica acquisizione è stata effettuata al mio Capo di Gabinetto. La questione attiene a verifiche sulla natura dei pagamenti di una società di comunicazione che ha curato parte della mia campagna elettorale, e con la quale era insorto un contenzioso giudiziario. Abbiamo fornito piena collaborazione al fine di consentire l'acquisizione di tutti gli elementi utili, nella convinzione di avere operato con assoluta correttezza e rispetto delle leggi. Avere appreso preventivamente di atti giudiziari che poi effettivamente si sono svolti cosi come mi era stato anticipato mi ha molto colpito e mi auguro che tale circostanza consenta alla Procura della Repubblica di Bari di accertare sino in fondo la verità a tutela mia personale, della funzione da me esercitata, e soprattutto della comunità che rappresento. Questo rende doverosa la verifica della correttezza di tutti gli accertamenti in corso per garantirne la non strumentalizzazione, nonostante la violazione del segreto istruttorio verificatasi nel caso di specie».