Bari: in vela contro il Parkinson

Terminato il progetto del Comune. Bottalico:"Lo sport per migliorare la percezione di sé"

venerdì 30 novembre 2018
Hanno imparato a governare una barca a vela vivendo stimoli fisici ed emotivi i partecipati . "ParkinsONsail", il progetto del Comune di Bari realizzato dal consorzio Beata Chiara in collaborazione con la società sportiva MattiXFede e rivolto a dieci persone colpite dal morbo di Parkinson.
L'obiettivo del progetto era quello di dimostrare l'efficacia della vela in relazione a una migliore qualità della vita delle persone con il Parkinson, intervenendo sui sintomi non motori, quali la depressione e l'apatia: di fatto i test psicologici eseguiti prima e dopo il corso hanno confermato la positività di questa esperienza per gli utenti.
Grazie all'ordine, alla disciplina, alla ripartizione di compiti e ruoli in uno spazio estremamente limitato, i dieci corsisti hanno effettuato un percorso costruttivo nato con il disorientamento iniziale e terminato con la scoperta di poter praticare un'attività sportiva difficoltosa.
"Numerosi lavori scientifici dell'ultimo decennio e le esperienze cliniche - commenta il responsabile del corso Antonio Cantoro - dimostrano che le attività sportive praticate in maniera coinvolgente sono in grado di migliorare sensibilmente la gestione di sintomi come l'apatia, l'ansia, la depressione, la paura, nonché le alterazioni posturali e i disturbi della coordinazione motoria che influiscono in misura considerevole sulla qualità della vita di chi soffre di Parkinson. Quando molti dei corsisti, all'ultima lezione, ci hanno chiesto di poter continuare a andare a vela, per noi è stata la soddisfazione più grande, segno che siamo riusciti a dare qualcosa, al di là di alcune nozioni e di qualche uscita in barca a vela".
"Questo progetto - dichiara l'assessora al Welfare Francesca Bottalico - ha il merito di aver utilizzato l'esperienza dello sport nautico per eccellenza per offrire a persone giovani, malate di Parkinson, la possibilità di vivere una serie di stimoli utili a migliorare la percezione di sé. Troppo spesso le malattie vengono affrontate solo dal punto di vista clinico, mentre un approccio che metta la persona, e non il paziente, al centro di un percorso complessivo si rivela spesso più incisivo per la qualità della vita dei malati, come accaduto in questo caso".
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