Anche Bari celebra la giornata del dialetto: «Occasione per conoscere la nostra storia»

Stamattina l'evento in Comune con le scuole elementari. Cascella: «Nostro sogno è festeggiare il dialetto nel teatro Piccinni»

mercoledì 17 gennaio 2018 15.28
A cura di Riccardo Resta
Dopo anni di miope e ingiusta "repressione", negli ultimi tempi il dialetto è tornato prepotentemente alla ribalta nel suo decisivo ruolo di testimone delle tradizioni radicate nelle varie zone d'Italia. Una rivalutazione importante e che ha fatto del dialetto non solo una materia di studio scolastico ed extra-scolastico, ma quasi anche un oggetto di culto popolare da difendere e tramandare.

Nasce con questo scopo la giornata nazionale del dialetto, che oggi ha vissuto in tutta Italia la sua sesta edizione. Non poteva, ovviamente, mancare all'appello Bari, città che esprime uno dei dialetti più particolari della Penisola (quasi una lingua parallela, figlia delle tante dominazioni e influenze che si sono concentrate in questa terra), nonché uno dei legami più forti tra la città e la lingua popolare. Le lunghe celebrazioni del dialetto barese sono iniziate stamani a Palazzo di Città dove, nella sala consiliare, sono stati ospiti alcuni studenti delle scuole primarie per assistere agli interventi (rigorosamente in dialetto) degli attori vernacolari Vito Signorile e Nico Salatino, esibitisi insieme al cantante e comico barese Davide Ceddia.

«Quella che celebra i dialetti - dice il consigliere comunale Giuseppe Cascella, presidente della commissione consiliare Culture e Sport del Comune di Bari - è una giornata molto bella e che si svolge ormai da sei anni a livello nazionale. La Commissione Culture del Comune di Bari ha legato al nostro dialetto e al culto del santo patrono moltissimi eventi e il più grande sogno è quello di celebrare questa giornata nel teatro Piccinni, il più antico di Bari, e forse fra due anni ce la faremo».

«Lo scopo di questa giornata - continua il consigliere comunale Filippo Melchiorre - è fermarsi a pensare a quello che è stato costruito prima di noi, a qual è la nostra storia, la nostra tradizione. Il senso del dialetto è essere felici e orgogliosi della propria identità: non bisogna mai dimenticare da dove si è partiti e qual è il proprio modo di essere. Solo se si ha rispetto della storia si può avere rispetto per il proprio futuro».

«Io appartengo a una generazione che ha sentito i racconti dei nonni, gli attori più straordinari - racconta Vito Signorile, tra gli organizzatori della manifestazione e faro del progetto oMaggio a Bari che racchiude diverse associazioni culturali del territorio. Fin da ragazzo ho sentito la necessità di raccogliere la voce dei nonni di Bari vecchia, così da trovarmi oggi mi trovo in di preziose registrazioni, testimonianze di gente che è nata addirittura alla fine del 1800. La possibilità di riscoprire il nostro dialetto che ci viene data ogni anno è molto bella perché ci permette di parlare di cose che sembrano provenire da un passato lontano. Anche se lentamente, non si può comunque negare che con le istituzioni più sensibili al tema stiamo costruendo qualcosa di importante. Per troppo tempo il dialetto è stato proibito alle giovani generazioni, perché era forte il pregiudizio che questo potesse impedire di imparare l'italiano. La scienza, per fortuna, ha dimostrato che i bambini sanno imparare tre lingue contemporaneamente, e ormai ci sono tantissimi operatori che si occupano di scrittura in dialetto. Per fortuna ci sono anche degli attori a tutto tondo che sono innamorati della loro terra e sanno fare veramente del bene al loro dialetto e alla loro identità culturale».